Boris: l’antifiction

Finalmente ci siamo arrivati.
Ieri sono andate in onda alle 23.00 su Fox le prime due puntate di Boris, la fiction irriverente versio le serie Tv italiane.

Il progetto
Molto interessante.
Il battage publicitario è stato sistematicamente veicolato su internet (tanto che Boris ha anche un suo personalissimo blog).
La stampa ha dato una copertura a dir poco sistematica dell’evento (almeno guardando le rassegne stampa).
La sigla è curata da Elio e Le Storie Tese (chi meglio di loro per sbeffeggiare stilemi sonori delle sigle delle fiction italiane).
Gli attori hanno facce da dejavu delle fiction. (uno per tutti: Pietro Sermonti da “Un medico in famiglia“)
Tutti i canali Sky si sono mobilitati per promuovere l’evento (per esempio su Fox Crime è andata in onda la micro-maratona CSI v.7, che al momento conta solo 3 episodi terminando così – guarda guarda – alle 23.00, giusto in tempo per switchare su Boris). Senza contare del fatto che la promozione del gruppo è arrivata a inserire una fascetta su diversi canali come memento dell’evento (allitterativo, perchè no?).

Com’è andata
A mio avviso mi è sembrata molto ben fatta.
La prima cosa che mi ha incuriosito è il timing degli episodi “all’americana”: puntate da 30′.
Infatti ieri ci sono state due puntate (cito i titoli e memoria).
La prima – Il mio primo giorno – racconta la vita del set televisivo con gli occhi del primo giorno dello stagista.
E’ la puntata in cui vengono tratteggiati tutti i personaggi e com’era facile immaginare è stata molto divertente.
La parte che ho adorato è il discorso del Delegato di rete alla troupe per l’inizio delle riprese della seconda stagione della fiction-fittizia “Gli occhi del cuore”, soprattutto le involute giustificazioni per spiegare il fallimento della prima serie della fiction-fittizia: la collocazione, il periodo, eccetera ecetera.
Sembrava di sentire l’arrampicarsi sugli specchi di una serie di personaggi del panorama TV italiano (soprattutto sulla morte dei reality).
Per tacere della scena in cui la cagna-attrice scambia lo stagista neoarrivato per il giornalista di Repubblica Antonio Dipollina, quest’ultima vecchia conoscenza per chi si occupa della sub-cultura che sta intorno alla Tv nostrana (o semplicemente per chi segue il sabato le rassegne di TV Talk).
La seconda – L’anello del Conte – inizia con un amaro quadro del precariato televisivo (ma il discorso si potrebbe generalizzare) attraverso le parole del Delegato alla produzione verso lo stagista, che culmina dicendo di firmare le dimissioni senza data, così quando la produzione non avrà più bisogno dello stagista, metterranno la data e “arrivederci e grazie”. 🙂
Il plot si sviluppa sulla partecipazione di un famoso attore di teatro a “Gli occhi del cuore”, che non avendo letto l’antefatto del copione, si trova a scoprire sul set quale sia il suo personaggio aiutato dallo stagista neo-arrivato.
Risparmio tutte le riflessione metalinguistiche sul fatto che prima che finisse l’episodio è apparso il trailer della puntata che faceva la parodia dei trailer di fiction come “Incantesimo” (tanto per citarne una).

La ricetta
Sono stati fatti vari paragoni, ma a me sembrava di vedere i Simpson in carne e ossa ambientati nel mondo dei serial TV.

Concludendo
Seguendo l’antica massima di Castigat Ridendo Mores (“Ridendo castiga i mori”, nella traduzione di Totò), ho visto la serie come se fosse una specie di paradossale documentario. Un Super-size-me grottesco e divertente sul mondo della produzione TV italiana, con situazioni che uno può immaginare (se smaliziato) ma che fa crudelmente piacere rivedere.

L’unico rischio – a mio avviso – è l’effetto Dagospia.
Per chi non lo sapesse Dagospia è il sito di gossip di Roberto D’Agostino, sito che mi dicono molto gettonato nel mondo delle stanze del potere (Rai, Mediaset e dintorni).
Il sito è divertente, ma ad un certo punto per apprezzare appieno alcune “rivelazioni” devi conoscere molto bene nomi, cognomi e antefatti della classe politico-mediatica-televisiva italiana, quindi la cosa è apprezzabile solo per chi è un “addetto ai lavori”.
Questo è l’unico rischio a mio avviso: se strizzando troppo l’occhio al mondo della produzione TV, non rischi di accecare di non conosca bene questo mondo. Per quanto pop esso sia.

Per i resto: complimenti agli autori.

3 thoughts on “Boris: l’antifiction

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *