La nazione degli incompetenti

Vittorio Zambardino, a partire dall’attacco hacker subito in questi giorni dalla Regione Lazio, ha affidato a Facebook una riflessione generale sul modo con cui la stampa ha provveduto ad informare l’opinione pubblica sulla vicenda in questione.
La riflessione che ne è scaturita la dice lunga su quale sia il vero problema del dibattito pubblico in Italia.
Il post originale – e le relative reazioni e commenti – è disponibile a questo link (le enfasi al testo sono le mie)

 

La vicenda regione Lazio ha aggiunto un’altra carta al mazzo dei tarocchi dell’inquietudine che ci affligge in questi mesi, è un timore che si trasformerà in altra diffidenza verso il nuovo.
Per riparare, almeno in piccola parte, ci vorrebbe una informazione adeguata. Non ce l’abbiamo.

Carola Frediani, la migliore giornalista digitale italiana che non a caso adesso fa la manager in una azienda non editoriale, ha messo a fuoco molto bene il problema in un suo twitter di due giorni fa: quando scoppiano queste emergenze – riporto parafrasando – la cronaca dovrebbe essere guidata da cronisti specializzati che sanno dove mettere le mani (e aggiungo: che sanno chi sentire, non solo chiamare gli amici). Ma non succede, perché o questi cronisti nei giornali non ci sono o sono precari e considerati alla stregua di miserabili dal resto della redazione. Questo dice Carola. Peraltro non basta essere “esperti di internet” per scrivere di queste materie con cognizione di causa. L’albero del digitale ha ormai un’articolazione tematica paragonabile al delta del Nilo, non puoi essere competente di tutto.

L’incompetenza delle cronache di queste ore è drammatica e riduce le redazioni, tutte, a cassa di risonanza di un potere politico locale (quello coinvolto) che dà una versione che non sta in piedi e di uno nazionale che centra il problema ma non approfondisce (la ministra Lamorgese) e probabilmente continua a occultare il mare di inadeguatezza nel quale nuotiamo. Giorni fa Vittorio Colao aveva segnalato il problema, sottolineando che gran parte della IT dell’amministrazione pubblica non è in sicurezza. Questo capitolo di spesa e di necessità di acquisire competenze dovrebbe schizzare in testa all’agenda degli investimenti.

Ma torno nel mio e dico ai miei colleghi, ai miei ex direttori, a quelli degli altri giornali, all’intero giornalismo italiano che dal 1992 ha odiato il digitale: ecco il prodotto di quasi trent’anni di campagna terroristiche contro internet, di boicottaggio, di rifiuto tenace e perverso di guardare alla nuova cultura. Avete fatto di noi tutti un paese ignorante, insieme a tutto il resto della classe dirigente. Altro che hacker, siamo la Nazione degli Incompetenti

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