Tecnoutopie grosse come le montagne

E’ tornata.
Con un nuovo portale, dopo ben quattro anni (era il settembre 2004 dalla sua prima apparizione).

Complice involontario di questa recrudescenza tecnoutopica, il ritrovamento a Washington dell’audio completo del discorso che Gandhi tenne il 2 aprile del 1947.
Con tutto il suo carico ideologico e retorico – pericolosamente retorico – è tornata la campagna di Telecom Italia che sfruttava il Mahatma per i suoi scopi commerciali.

Ho già detto dei motivi che mi portano a respingere questa pubblicità, pur cercando di resistere alla sua bellezza, e dopo quattro anni le cose non sono cambiate.

Sempre pronto a discuterne con voi nei commenti.

Se volete saperne di più su questo importante documento storico, potete ascoltare la registrazione completa nel filmato in calce, mentre qui trovate alcune informazioni relative al contesto storico.PS: Qui trovate il post originale con cui esprimevo le mie perplessità su questa campagna, che il porting del mio blog su WordPress ha reso di difficile lettura (maledette accentate) 😛

PPS: Corsi e ricorsi della storia. La strage di Beslan, che portava drammaticamente all’attenzione internazionale la situazione dell’Ossezia è dello stesso periodo (settembre 2004). Curioso.

PPS: Perché ferragosto per lanciare il restyling della campagna?

7 thoughts on “Tecnoutopie grosse come le montagne

  1. >”chi di retorica ferisce di critica perisce (almeno credo)” 😀
    Interessantissimo post che in buona parte condivido. Lo scopo della pubblicità era vendere, adesso hanno tirato in mezzo la storia del marketing esperienziale, che crea un qualcosa di cui tu fai parte, percepisci l’emozionalità della cosa, ecc…
    Ma non devono pur sempre vendere? La retorica è un mezzo efficace di vendita? Io ho i miei dubbi.

    La data mi incuriosisce, il 15 agosto son tutti al mare o al fresco in campagna.. chissà cosa stanno architettando.. magari, come prima appariva l’immagine in svariate parti del mondo; domani in filodiffusione negli stabilimenti balneari sentiremo il discorso 🙂

  2. Grazie per le belle parole.
    In realtà io non c’è l’ho con la pubblicità tout court, ma con le pericolose retoriche che porta con sé (del tipo: tanta tecnologia, tanta comunicazione, tanta consapevolezza…peccato che l’accesso alla tecnologia è politico…).

    La retorica è un mezzo efficace per chi non ha gli strumenti per smontarla: oggi ho sentito al TG che McCain si è conquistato la platea di evagelici californiani rispondendo alla domanda sui soldi “Non conosco nessun ricco che sia davvero felice”.

    Per la tua ipotesi del discorso in filodiffusione negli stabilimenti balneari, spero proprio di no, oppure c’è il rischio che dalla muzak si passi allo speechzak 🙂

    buona estate (qualunque cosa voglia dire)

  3. Purtoppo è quello che la gente vuole vedere e sentire.
    La media delle persone, temo, non arriva a comprendere che non ci sono parole per chi si appropria di una figura così grande, per scopi così piccoli.
    Speriamo che non la mettano in qualche suoneria, magari da scaricare dal sito previa registrazione e consenso per le campagne pubblicitarie …

  4. Hamlet,
    Grazie dell’apprezzamento, nonostante la critica, anche se mi farebbe piacere sapere in cosa non concordi. Parliamone.
    Effetivamente la manipolazione da parte di Telecom del discorso di Gandhi mi era sfuggita, anche se non sono sicuro delle fonti che ha usato Atrtivissimo.
    Cmq grazie della segnalazione.

  5. OK, ne possiamo discutere con piacere.
    Concordo che lo spot è pieno di verità apodittiche ma il linguaggio pubblicitario non è molto spesso concepito in questo modo? Gli autori dovevano fare uno spot pubblicitario, non una presentazione per un convegno di sociologia delle comunicazioni di massa 🙂
    Secondo me, nel linguaggio pubblicitario è accettabile la violazione di molte regole (tra cui il principio di realtà). Immagina se l’agenzia Young & rubicam avesse presentato a Telecom Italia uno spot in cui si diceva “La comunicazione è cosa positiva o negativa? Boh, non si sa”; Telecom I li avrebbe presi a calci 🙂
    Riguardo a “e a Gandhi chi gli avrebbe dato il permesso di parlare in mondovisione?” la mia risposta è “lo spot è troppo ambiguo e aperto per pensare che Churchill non avesse permesso una cosa del genere. In un passato alternativo (in cui Gandhi usa Internet appunto), chi ti dice che Gandhi non parli in una India già post-coloniale?”

  6. Caro Hamlet,
    grazie della precisazione ma avrei qualcosa da dire.

    1. Nessuno chiede alla pubblicità un linguaggio che non gli appartiene. Ma fra la lingua di uno spot e quella della retorica ideologica, ce ne corre…
    2. Nessuno chiede che la pubblicità si arroghi ruoli che non le competono. ma c’è modo e modo. Come ho già detto, splendida la campagna “che mondo sarebbe stato”. Sempre di Telecom. Sempre di pubblicità si tratta. Ma che stile…
    3. Non sono un tale appassionato di ucronia per poterti seguire nell’argomentazione 🙂

    Un saluto

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