L’uso dei social media da parte delle startup: un aiuto dagli anni ’40

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Venerdì scorso sono stato ospite dei seminari professionalizzanti di Rosario Faraci, un ciclo dal titolo “Comunicare l’impresa” con un forte orientamento ai casi studi professionali.

Il ciclo di seminari fa parte di un progetto che vede altri momenti formativi professionali che sono “Startup Academy” e “Impresa diversa”, tutti progetti formativi del corso di laurea in Economia Aziendale del Dipartimento di Economia e Impresa che sono al loro volta espressione della filosofia dell’Università capovolta, un progetto didattico del direttore del corso di laurea prof. Faraci

Gli incontri sono iniziati giovedì scorso con il progetto “Italiani di frontiera” di Roberto Bonzio, che ha illustrato quello che potremmo chiamare vite di italiani illustri in Silicon Valley,  resoconto giornalistico e pìece teatrale al contempo che ha già raccolto un sacco di apprezzamenti, soprattutto nell’ambito della cultura delle startup.

Venerdì 8 marzo è toccato al sottoscritto.
Ho presentato un intervento dal titolo “Social media e startup”, in cui ho illustrato l’utilizzo di un modello che può aiutare le startup a organizzare e pianificare le strategie di comunicazione.

 

L’uditorio era piuttosto stimolante per quanto mi riguarda, perché oltre agli studenti del corso di Rosario Faraci, erano presenti molti miei amici startupper coinvolti nel progetto StartupCT, Mario Barresi, fine penna de La sicilia e piuttosto addentro alle questioni sulle imprese innovative, oltre ai docenti Marco Galvagno (Marketing) e Giorgia D’Allura (Economia e Gestione delle imprese).

Bennato-Il modello Lasswell per le startup

Il modello che ho utilizzato – rivisto e adattato – è il modello di comunicazione di Harold Lasswell, che l’autore sviluppò nel 1948.
Questo modello – chi dice, cosa, a chi, attraverso quale canale, con quale effetto – è piuttosto celebre nei manuali di comunicaizone assieme ad altre teorie celeberrime come il flusso di comunicazione a due fasi (Katz e Lazarsfeld) e il modello encoding/decoding (Stuart Hall, base dei media studies interpetativi).

 

I dettagli del mio intervento le potete trovare nelle slide. Ovviamente non sono le tavole della legge (figurarsi: parliamo di startup, qui non ci sono verità incontrovertibili ma solo proposte ed esperienze IMHO), pertanto ogni commento è più che benvenuto.


One thought on “L’uso dei social media da parte delle startup: un aiuto dagli anni ’40

  1. Ciao Davide!

    Ho letto con estremo interesse le tue slide e…sono rimasto semplicemente a bocca aperta per la completezza delle informazioni e la cura con la quale hai affrontato il discorso; dici di non considerarle “tavole della legge”, ma di fatto, credo che tutti gli startupper e media specialist dovrebbero tenere queste slide sul comodino a fianco della Bibbia! 😀
    Scherzi a parte, mi permetto di fare un’unica considerazione, probabilmente anche un po’ “borderline”, legata più al significato di “Startup/Startupper” che a quanto hai splendidamente riassunto: in un contesto di momenti formativi professionali il taglio dell’intervento è praticamente perfetto, ma lo reputo invece più di difficile comprensione “per le masse”, o quantomeno per una buona percentuale di coloro che oggi vengono definiti (o si auto-proclamano) Startupper. Su questo si potrebbe filosofeggiare a lungo, dal momento che (secondo la mia modesta opinione) si sta abusando “un tantino” di questo termine, spesso associandolo a qualunque tentativo di far partire un progetto (riassumendo e generalizzando); sarebbe bella un’ipotetica versione più “light”, che risulti un po’ più fruibile da coloro che non hanno basi così solide e/o una visione così completa del contesto “Social Media”. Dico questo perchè mi è capitato di conoscere persone con idee vincenti, ma con limitato know-how, ai quali risulta peraltro anche un po’ difficile trasmettere determinati concetti; certamente l’abilità dialettica/didattica e l’empatia giocano un ruolo molto importante in questo caso, ma qualora una lettura come questa fosse affrontata dalle persone di cui sopra, “senza guida”, probabilmente risulterebbe “difficile”… e sarebbe un grandissimo peccato.
    Ancora complimentissimi per il post e per la serietà con cui affronti ogni argomento. Chapeau.

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