Ormai è assodato: il governo attualmente in carica non ha una forte sintonia con le nuove tecnologie della comunicazione (non che ce l’avesse quello precedente, beninteso).
Dopo il terribile flop e il relativo polverone sollevato dalla gestione del progetto italia.it, adesso è il turno delle campagne di educazione del rapporto degli adolescenti con i media digitali.
I fatti sono questi.
Da qualche giorno è partita la campagna su minori e nuove tecnologie che il Ministero delle Comunicazioni ha messo a punto con la collaborazione di Save The Children.
La campagna si compone di uno spot televisivo (che potete vedere qui sopra) di una serie di inserzioni sui quotidiani, degli spot radiofonici e un sito internet dal nome molto ggiovane Tiseiconnesso.it.
“Il miglior modo per aiutare tuo figlio a non fare un uso sbagliato delle tecnologie, è conoscerle”, questo il concetto creativo della campagna rivolta ai genitori con figli di età compresa tra i 9 e i 14 anni.
E questo l’intento della campagna ideata da Saatchi & Saatchi.
Si potrebbe dire a questo punto che le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni.
Perché? Perchè secondo me la campagna è fatta male.
1. Lo spot televisivo
L’avete visto: lo spot dovrebbe avere come concept un genitore in difficoltà con un computer.
Ma nel senso che non riesce a trovare una cartella dentro l’hard disk, non che non sappia cosa sia un computer.
E’ in questi casi che avrei voluto partecipare al brief in cui il creativo di turno dice: “c’ho avuto una grande idea:
La storia è quella di una mamma simpatica ma un po’ goffa, alle prese con il computer del figlio. Nell’happy end vediamo mamma e figlio, insieme davanti al computer, che navigano in internet condividendo un mondo di scoperte, di informazioni e di divertimento.
Una mamma analfabeta che non ha mai visto quello che fanno i figli quando stanno davanti al computer, per aver frainteso il post-it che dice “La ricetta è nel computer”.
Non ci credo che esistano persone come la mamma dello spot (eccezion fatta per gli over 70 e neanche tutti).
Obiezione: lo stile è ironico.
Può darsi, ma l’ironia avrebbe dovuto permeare lo spot dall’inizio alla fine e non essere ridicolo nei primi 15 secondi e pubblicità-progresso negli ultimi 15.
2. La campagna stampa
Molto ben fatta e molto carina, soprattutto per come gioca con alcuni temini techie di uso comune (Url, bluetooth, spamming): mai sottovalutare il medium cartaceo.
Tra l’altro graficamente ricorda molto lo stile 2.0 (colori pastello, riflessi) riuscendola a rendere contemporanea.
3. Gli spot radio
Anche in questo caso la protagonista una madre sprovveduta che non sa cosa sia la navigazione in internet (anche se un po’ meglio centrato dello spot TV poichè l’aspetto ironico è molto più calcato). Per ascoltarli basta usare i player qui sotto.
4. Il sito internet
Buona la parte dedicata agli adolescenti, ma migliorabile nella parte destinata a genitori e insegnanti.
4.1 Il nome
Orribile. Tiseiconnesso mi ricorda la battuta di quel comico di Zelig-Colorado-quellocheera che faceva il verso ad una figlia adolescente di un immigrato pugliese. L’intento del naming qual era? Ironico o sarcastico? Ma soprattutto, il sito non doveva essere usato per parlare sia ai ragazzi che a i loro genitori?
4.2 La navigazione
Semplice ed efficace. Area ragazzi, Area insegnanti e area genitori.
4.3 Internet fonte di tutti i mali
Nonostante i riferimenti che il sito fa alla Media Education, basta guardare l’elenco dei pericoli per farmi passare la voglia a me genitore non sufficientemente alfabetizzato a chiudere il computer:
* possibili contatti con adulti che vogliono conoscere e avvicinare bambini o ragazzi (adescamento)
* videogiochi violenti e diseducativi
* pubblicità ingannevoli
* scorrette informazioni su ricerche scolastiche, diete, ecc.
* scarico di musica o film coperti da diritti d’autore
* virus informatici in grado di infettare computer e cellulari
* rischio di molestie o maltrattamenti da coetanei (bullismo)
* uso eccessivo di Internet/cellulare (dipendenza tecnologica)
In pratica il sito funziona piuttosto bene per un ragazzo (il target è 9-14), mentre secondo me è scadente nel momento in cui parla ai genitori.
Il problema è che l’immagine che il genitore/educatore non socializzato alle tecnologie si costruisce con queste guide, non coincide con quella dei propri figli/studenti molto più smaliziati, aumentando ancora di più la distanza culturale fra le due generazioni.
Si poteva immaginare un’area 2.0 dove in modalità commenti da blog i genitori inserivano quesiti e altri adolescenti davano le risposte, ma forse chiedo troppo ad un sito istituzionale.
Comunque: buone intenzioni e risultati discutibili.
Lo spot l’avete visto. Che ne pensate?
Sono io ad essere prevenuto?
Podcast: Play in new window | Download
Ho visto lo spot: dai, non è male.
Sui risultati, non saprei che attendermi: non certo che in massa i genitori si iscrivano a corsi di pc,
ma che siano almeno sempre più consapevoli dei “pericoli” e pregi dell’uso di internet per i minori.
Lo spot sarebbe carino se fosse un camera cafè, ma non se deve rappresentare un genitore che non conosce le tecnologie informatiche.
Se lo fossi (genitore techno-analfabeta), non mi sentirei rappresentato, anzi mi sentirei un po’ preso in giro perchè la tecnologia è una forma di potere e come tale può essere usata per stigmatizzare.
Esagero, veh?
Comunque non credo che l’effetto dovrebbe essere “mi iscrivo a un corso di PC” ma piuttosto “mi faccio coinvolgere da mio figlio in questa cosa qua”, che per inciso è l’atteggiamento che un genitore dovrebbe avere sempre (in realtà che qualunque essere dovrebbe avere umano che vuol instaurare un rapporto con un altro).
E poi bisognerebbe sottolineare con la stessa forza sia le opportunità che i pericoli: magari si poteva usare un giochino retorico del tipo bimbo ricco/bimbo povero dello sketch di Giorgio Gaber
Bella recensione. Sono piuttosto d’accordo. lo sforzo è comunque lodevole, pur se migliorabile.
E’ oggettivamente difficile essere attraenti e spiritosi senza scadere nella banalità cui tu accenni.
Ma complessivamente il sito è gradevole. Bella l’idea del glossario. Peccato manchi una licenza CC (io almeno non l’ho vista) che consentirebbe di riutilizzare il materiale per corsi e seminari organizzati da associazioni o scuole.
Venendo all’efficacia, il fatto è che non è facile (anche per genitori “informatizzati”) riuscire a stare assieme ai ragazzi davanti al PC. Per ragioni di tempo, ma anche pratiche. Occorre soprattutto dialogo, a mio avviso, anche perché l’uso del PC del pre e adolescente sono enormemente diversi da quelli dell’adulto. Già il leggersi tutto il contenuto del sito per un genitore sarebbe un bel passo avanti (che richiede anche tempo, io stasera dopo aver letto il tuo post ho solo “svolazzato” sulle pagine). Un passo avanti che – come tu dici – rischia di portare soprattutto paura, specie se il genitore non usa la rete.
Grazie.
Lo so che è difficile non essere banali, ma credo che comunque la campagna l’hanno pagata e profumatamente, quindi…
Una piacevole sorpresa è stato il sito web e sottoscrivo la tua idea di inserire i contenuti in CC per poterli usare nuovamente.
L’unico messaggio che non mi torna è “accompagnare” nell’uso delle tecnologie (vedi gli spot radio/TV/, mentre secondo me la furbata sarebbe “farsi coinvolgere”.
Un ragazzo deve andare a incontrare gli amici in piazzetta e deve attraversare la citta: autobus, metro, due passi a piedi. Dato che tutte le città sono in parte sicure e in parte no, il genitore che fa: l’accompagna? E il ragazzo come lo prende? Bene?
Non so.
Il messaggio della campagna non mi piace.
Ciao
Ciao Davide,
sono piuttosto d’accordo con te. In particolare, non penso che riferirsi ai “rischi delle nuove tecnologie” (o qualcosa di simile) sia un ottimo modo per avvicinare i genitori: perchè suona tanto da “mostro” che devi conoscere per limitarne i possibili danni.
Che forse un po’ è vero, ma l’approccio coi i genitori secondo me dovrebbe essere positivo, puntando alla curiosità e sucitando interesse. (Mi pare invece che i toni siano più da pubblicità progresso, tipo lotta contro l’aids).
La realizzazione a me poi non dispiace.
Ciao Valentina,
la realizzazione del progetto non è male, ma lo spot tv lo è.
Non credo si possa creare un ponte generazionale usando linguaggi che appartengono all’uno o all’altro, serve un linguaggio che si collochi fra gli uni e gli altri.
E su questo lo stile “pubblicità progresso” non aiuta.