L’informazione – variamente declinata – è sempre stata una caratteristica delle società umane.
Scrittura, storia, memoria, documento, archivio, biblioteca, sono tutti termini con cui intendiamo un modo con cui organizziamo le informazioni e – per esteso – i nostri rapporti con gli altri.
Non è un caso che esiste una enorme letteratura che insiste sulla natura sociale dell’informazione (tra gli altri, l’ottimo testo di John Seely Brown e Paul Duguid “La vita sociale dell’informazione“), che potremmo considerare una estensione delle riflessioni sulla scrittura, il libro, la stampa….
Un modo per riflettere in maniera non banale sulle implicazioni di internet, web 2.0, folksonomies, wikipedia, peer production e tutto il resto, è un nuovo video di Michael Wesch.
Wesch – famoso per il suo video “The Machine is Us/ing Us” e di cui ho già detto qui – in questo nuovo filmato dal titolo “Information R/evolution” e che vedete qui sopra, invece ci fa riflettere su cosa voglia dire partecipare collaborativamente nella produzione di informazione.
Meglio di tante argomentazioni (anche se per uno studio completo quest’ultime sono indispensabili 🙂 )
Voi che ne pensate?
Non conoscevo Michael Wesch e non avevo ancora visto i suoi video. Per chi, come me, è cresciuto in “questo mondo” è emozionante veder rappresentati così efficacemente alcuni concetti fondamentali della cosiddetta “era dell’informazione”.
Non mi piace molto l’accezione “Web 2.0” perché non credo esista realmente uno stacco netto, un prima e un dopo. Molti dei concetti tecnologici alla base del cosiddetto “Web 2.0” sono vecchi di anni, non sono nati adesso. Hanno avuto la possibilità di diffondersi perché contemporaneamente si sono sviluppati (e continuano a farlo) fattori e idee (la banda larga, l’open source) che rendono possibile tutto questo.
Sento che siamo solo all’inizio. Quando saremo realmente in grado di connetterci ovunque, in qualsiasi momento e a costo zero assisteremo necessariamente a ulteriori evoluzioni ma, ancora una volta, ci si arriverà per gradi, senza “salti” di versione. Anche se a qualcuno magari piacerà chiamare tutto questo “Web 3.0”.
Saluti, Alessandro Ronchi
Alessandro,
sono contento che ti siano piaciuti i video di Welsch, perché chi come me mangia “pane e social web” 🙂 fin dalla mattina, è bello vedere che c’è un modo diverso per descrivere cose che altrimenti sembrerebbero noiose (hai mai provato a spiegare del.icio.us a chi non l’ha mai usato?).
Non sono d’accordo quando dici che il web 2.0 non sia uno stacco netto, perché secondo me lo è.
Non tanto nelle idee (tra hacker e Berners Lee era roba che già circolava), ma soprattutto per la diffusione delle stesse.
Un uomo che ferma un’arma è un pazzo o un eroe, ma 100 uomini che lo fanno, possono cambiare la storia 8un po’ enfatico ma rende l’idea)
Ciao