Qualche settimana fa sono stato ospite del convegno “Scienza aperta per una ricerca migliore“, organizzato dall’Istituto Italiano di Antropologia e dalla Sapienza Università di Roma, nato per affrontare i temi dell’impatto delle nuove forme di ricerca scientifica – open access, open data – e del loro impatto sulla professione del ricercatore.
Il convegno prende le mosse da un dibattito sulla scienza aperta che è stato ospitato dal progetto ROARS (Return On Academic ReSearch) e il cui scopo è stato quello di mettere – simbolicamente – intorno a un tavolo le forze interessate a confrontarsi sul tema della scienza aperta.
Animatore, organizzatore e ospite del convegno è stato Giovanni Destro Bisol che assieme a Paolo Anagnostou e Roberto Caso hanno coordinato scientificamente e organizzativamente le attività del convegno.
Chair e relatore del primo giorno del convegno è stato Pietro Greco, che i più conosceranno come giornalista scientifico e voce di Radio Tre Scienza.
I temi sono stati davvero tanti e tutti legati alla ricerca scientifica: open data, linked open data, open access, open repository e così via dicendo.
Il mio intervento ha avuto come focus la scienza 2.0, ovvero i processi sociali che stanno alla base del nuovo modo di fare scienza che coinvolge l’uso delle piattaforme di social media, generaliste oppure specificamente dedicate (come Mendeley, Research Gate e così via dicendo).
Per chi mi segue, sa che l’integrazione fra ricerca scientifica e web partecipativo è una questione che mi affascina e che ho affrontato in diverse occasioni sia nel blog che in articoli scientifici o libri.
Qui potere trovare il video del mio intervento con tanto di slide che ho presentato, disponibile anche sulla pagina sito che raccoglie tutti gli interventi presentati al convegno.
In particolare ho cercato di elaborare un modello degli attori che entrano in gioco quando si parla di integrazione fra ricerca scientifica e social media, non senza dimenticare alcune controversie che possono sorgere, come il ruolo di arXiv per la diffusione di scoop scientifici bypassando la peer review. Tema che – per inciso – ho anche trattato nel mio ultimo libro “Il computer come macroscopio”.
Al solito: commenti, critiche osservazioni sono sempre benvenuti.