In questi giorni di permanenza a Catania, sono riuscito finalmente a partecipare a Etnacomics, la più importante manifestazione catanese di fumetti, videogiochi e altri elementi della cultura fandom, o come recita la sua descrizione “il festival internazionale del fumetto e della cultura pop.
Che sia una manifestazione eccezionalmente importante non è in questione, anche alla luce dei dati appena diffusi che parlano di 61.000 presenze.
Che sia un festival internazionale non ci sono dubbi, ci sono stati artisti simbolo dell’immaginario contemporaneo come Rutger Hauer (l’attore protagonista di film culto come Blade Runner e Ladyhawke), Ikeda Ryoko (la mangaka autrice del celeberrima serie di Lady Oscar), Masami Suda (autore della versione anime di Ken il guerriero).
Senza contare gli ospiti italiani come Claudio Castellini (celebre disegnatore Bonelli di Nathan Never poi passato alla Marvel e ad altri progetti internazionali), Tanino Liberatore (disegnatore che in coppia con Stefano Tamburini ha dato vita al leggendario Ranx Xerox, must per tutti gli appassionati dei primi vagiti cyberpunk italiani), Angelo Stano (celeberrimo disegnatore di Dylan Dog nonché autore delle copertine) Simone “Sio” Albrigi (disegnatore e animatore della fortunata serie Scottecs) Don Alemanno (disegnatore dell’irriverente Jenus e autore del manifesto pop in salsa siciliana dei Etnacomics 2015) nonché il gruppo degli animatori culturali di Feudalesimo e libertà (pagina Facebook celeberrima col suo mondo parallelo in cui il feudalesimo si confronta con la contemporaneità nonché associazione di promozione della cultura medievale).
Per la cronaca giornalistica delle quattro giornate che hanno reso Catania il centro italiano della cultura pop rimando ad altre testate sicuramente più ricche di dettagli e notizie, io invece preferirei concentrarmi su un altro aspetto.
Dato che ho partecipato alle due giornate del 1 e 2 giugno, preferisco concentrarmi su una cosa più vicina alla mia sensibilità da sociologo, ovvero qual è l’atmosfera sociale e culturale che si respira partecipando ad un evento di questo tipo.
Userò un meccanismo narrativo che si ispira alle note antropologiche prese sul campo, ovvero riflessioni disordinate su persone e cultura che hanno animato Etnacomics 2015.
COSPLAY: LA CARATTERISTICA DELL’EVENTO
Una delle cose che salta all’occhio è la grande quantità di cosplayer, ovvero quei ragazzi che si vestono come i beniamini del proprio immaginario di riferimento (in prevalenza manga/anime o videogiochi). Il cosplaying è ormai un dato di fatto di tutti gli incontri del genere comicon, un modo per rafforzare la propria appartenenza ad un preciso sottogenere fandom.
Una cosa piuttosto interessante è la legittimità della pratica del cosplaying: non mancavano scene in cui si vedeva un cosplayer che chiedeva ad un altro cosplayer di fare una foto, magari una foto in coppia. I cosplayers sono ben consapevoli della loro dimensione alla spettacolarizzazione di tipo teatrale, infatti erano ben felici di farsi fotografare (da soli o assieme a qualcun’altro) e lasciarsi ammirare nella ricercatezza dei propri vestiti (spesso fatti in casa con accessori acquistati su negozi specializzati).
COSPLAY: LA CULTURA MEDIALE DI RIFERIMENTO
Dopo aver gironzolato per gli spazi del complesso fieristico Le Ciminiere (sede di Etnacomics), comincia ad emergere con una certa precisione il tipo di cultura mediale di riferimento dei cosplayer.
Domina sicuramente la cultura giapponese, nella versione manga/anime. In prevalenza gli anime più rappresentati dai cosplayer sono Dragonball, One Piece, Naruto. Consistente anche la presenza del mondo Marvel: da l’uomo ragno ai Guardiani della galassia fino agli Avengers e Deadpool. Per quanto riguarda i videogiochi citati dai cosplayer in prevalenza Final Fantasy e Assassin’s Creed, mentre il fandom cinematografico è dominato da Star Wars (grazie anche alla presenza di 501st Legion Italica Garrison e della Rebel Legion Italian Base, le associazioni di appassionati approvate della LucasFilm). Presenti ma in misura minore i cosplayer di Harry Potter (fra i quali e la serie di principesse disneyane (soprattutto ispirate a Frozen e in questo caso dall’età media molto bassa).
Da segnalare per la ricercatezza nei vestiti qualche raro trekker (Borg), pochi pirati (presenti un paio di Jack Sparrow) e un bellissimo gruppo di Naavi (gli alieni di Avatar di James Cameron) un gruppo di Alice nel paese delle Meraviglie (influenzato da Tim Burton). Pochi i gruppi di cosplay di immaginario non mediale, io ho riconosciuto una serie di gothic lolita (fandom giapponese) maid cafè (fandom giapponese) e coppie steampunk.
Da segnalare anche un bellissimo Nazgul (unico rappresentate della trilogia Tolkeniana) e una coppia Lady Oscar con Andrè.
COSPLAY: EVENTI CONNESSI
La presenza di cosplay di diversi generi ha portato con se una serie di eventi e attività legate all’immaginario di riferimento.
Fra tutti spiccavano i combattimenti con spade (finte) sia di ispirazione fantasy/medievale, sia di ispirazione fantascientifica come l’accademia Midichlorians che permetteva di combattere con spade laser (giocattolo). Non è mancata una postazione dedicata al tiro con l’arco (legata all’imaginario fantasy) e una serie di percorsi di guerra ispirati ai film apocalittici su infezioni di zombie come 28 giorni dopo o attività pseudo-militari vicine al softair ma contaminate con i videogiochi bellici ( mi sembra di aver riconosciuto Call of duty). Non precisamente “evento” ma sicuramente ispirati alla cultura mangaka, c’è da segnalare la presenza di una bancarella di ramen (la zuppa giapponese citata da varie serie anime).
ATTIVITÀ COMMERCIALI
Come ogni comicon che si rispetti, anche Etnacomics 2015 aveva un enorme spazio dedicato all’acquisto di diversi prodotti.
Come è facile immaginare, molto consistente la presenza di fumetti: manga, supereroi, italiani (Bonelli, Disney italia ma non solo).
Molto più affascinanti gli stand dove acquistare prodotti e accessori legati al proprio immaginario di riferimento. Fortissima la presenza di magliette legate alla cultura fumettistica, alle serie televisive e cinematografiche. Accessori e gadget per lo più inerenti alla cultura pop nipponica con tutti i classici paraphernalia: statuette, kimono, katane, shuriken, giocattoli (anche vintage: Jeeg robot, Cavalieri dello zodiaco, Sailor Moon).
Molto presenti – anche se in misura minore del mondo nipponico – prodotti inerenti all’universo fantasy (Harry Potter su tutti, ma anche Trono di spade).
VIDEOGAME CULTURE E GDR CULTURE
Piuttosto circoscritta la presenza di gamers.
In prevalenza sessioni di gioco isolato e un’area con un tournament fra videogiocatori commentato in diretta.
Più consistente l’area GDR, con una serie di tavoli con diversi giochi anche se non mi sembra di aver visto i classici del genere come Warhammer, mentre ho riconosciuto perfettamente una tavolata di scacchisti.
IN SINTESI
La sensazione che ho avuto è stata quella di una grande festa: colorata, ricca di ragazzi (in prevalenza 20-25) ma con persone di tutti i tipi, anche famiglie intere che volevano prendere parte all’evento.
Sicuramente una parola che potrebbe descrivere l’esperienza di Etnacomics è partecipazione: tutti vogliono essere parte di questa enorme narrazione della cultura mediale pop fumettistica e cinematografica, perfino io mi sono presentato il primo giorno con una maglietta di Akira e il secondo giorno con una di Star Wars. Anche chi non era cosplay ha inventato un modo per partecipare a questo rituale collettivo: tantissimi infatti i ragazzi e le ragazze con cartelli del tipo “Free Hugs” (abbracci gratis) sul genere dei video virali di Youtube, oltre a chi ha deciso di comprare una maschera e andare in giro a mo’ di cosplay inprovvisato.
Un’altra parola che potrebbe descrivere l’esperienza è immaginazione. Intesa sia nel senso del suo ruolo nella produzione di mondi della fantasia di cui si vuole far parte (da cui la consistente presenza dei cosplayer), ma anche intesa come modo di autorappresentarsi in un universo fantastico ricco di riferimenti e in cui si riconosce come appartenenti (i cosplay che fotografano cosplay).
Una sensazione particolare è stato vedere alla fine della giornata, i vari cosplayer sciamare verso la stazione ferroviaria della città o verso le proprie auto e motorini. Guardare mescolarsi i rappresentanti di tanta fantasia con lo spazio urbano mi ha dato l’idea di una bella appropriazione del territorio da parte dell’immaginazione.
Per quanto mi riguarda una bellissima esperienza che non vedo l’ora di rifare.