Lo scorso 29 dicembre 2016 in occasione del concerto “Disney in concert: Frozen” all’Auditorium Parco della Musica di Roma basato sulle musiche del celebre cartone della Disney sulle vicende di Elsa e Anna, il direttore Giacomo Loprieno ha concluso la performance rivolgendosi al pubblico di bambini e genitori in sala rivelando l’inesistenza di Babbo Natale.
Ovviamente la rivelazione ha creato un enorme trambusto nel pubblico, pianti disperati e tutto quanto si può immaginare.
L’organizzazione del concerto ha così deciso di licenziare Loprieno, sostituirlo con il direttore Marco Dallara, profondersi in scuse con il pubblico assieme all’Auditorium Parco della Musica, con tanto di campagna pro-Babbo Natale (#BabboNataleEsiste) e foto del nuovo direttore con Babbo Natale in persona (LOL).
Lasciando stare le code sui social media con indignazione a comando, troll (Giacomo Loprieno Grinch) e compagnia cantando (su cui mi astengo…), ecco secondo me 14 motivi per cui non solo Loprieno ha fatto male a dire quello che ha detto, ma anche perchè si è meritato il licenziamento
DISCLAIMER
Per chi non mi conoscesse, sappia che sono di base un critico, tendenzialmente cinico e autoironico che considera come fulgidi esempi di film natalizi sia Love Actually che Parenti serpenti.
Ma sono anche un sociologo e un padre, e sono queste due componenti che hanno guidato la mia (personalissima) analisi.
Ecco quindi i 14 errori compiuti dal direttore del concerto di Frozen che – a mio parere – gli hanno valso la critica da parte dei genitori e sacrosanto licenziamento.
1. Errore rispetto al contesto
1.1 L’evento era un’esperienza pensata per i bambini: contenuti per bambini, immaginario per bambini, periodo dell’anno dedicato ai bambini.
Tutto quanto non rispetta questo vincolo è fuori contesto
1.2 L’esistenza di Babbo Natale non era in discussione. Si parla di un’esecuzione di musiche di un prodotto cinematografico per un pubblico ben definito. A questo punto avrebbe potuto anche dire “Renzi non ha riformato il percorso professionale dei conservatori” oppure “Ci sono stati nel governo Renzi grossi tagli alla cultura”. La decontestualizzazione di queste frasi è la stessa di quella sull’inesistenza di Babbo Natale: per via della location (Auditorium), per via dell’orchestra di musica classica.
2. Errore rispetto al suo ruolo
2.1 Il direttore d’orchestra era stato chiamato per le sue capacità professionali, non per le sue posizioni su Babbo Natale o sull’artisticità nel dirigere le musiche di Frozen. Quando io vado dal medico chiedo di essere curato, non di essere deriso perchè oltre alla cura preferisco dire qualche preghiera.
2.2 Il direttore d’orchestra ha contravvenuto ad un patto comunicativo che lo voleva membro dell’orchestra. Un membro dell’orchestra non rompe la quarta parete con il suo pubblico (grazie a David Romano per l’osservazione)
3. Errore rispetto al pubblico primario (bambini)
3.1 I bambini erano in sala non per il direttore d’orchestra, ma per rinnovare un patto simbolico con una fiaba di cui sono appassionati: Frozen. Tutto quanto elude questo punto semplicemente non esiste. Quando io vado a vedere Guerre Stellari, lo so che quello che sto vedendo non esiste, ma non è questo il punto. Voglio godere di un’esperienza estetica. I bambini volevano godere di un’esperienza estetica di fiaba.
3.2 Per i bambini era un modo di rinforzare la magia del Natale che prevede un contesto fatto di regali, Babbo Natale e tutto quanto rende il Natale una festa dei sentimenti. Se non siete d’accordo con questa posizione, il problema è vostro, non dei bambini.
3.3 Il direttore d’orchestra era semplicemente un elemento dell’orchestra: per un bambino semplicemente non esiste. E’ quello che muove la bacchetta mentre gli altri suonano, e questo deve fare un direttore d’orchestra nella visione di un bambino: muovere una bacchetta.
4. Errore rispetto al pubblico secondario (genitori)
4.1 I genitori hanno pagato per godere di un po’ di tempo di buona musica (si: buona musica, magari banale, ma nel complesso buona) in compagnia dei propri figli, non per dover giustificare perchè continuano a mantenere in vita una favola come quella di Babbo Natale.
4.2 I genitori hanno pagato per offrire un modo diverso di godere dell’atmosfera del Natale. E questo è importante al di là dell’innegabile consumismo della festa. Tutti noi sappiamo che comprare regali da scambiarsi a Natale è consumistico, ma questo non impedisce al regalo di esprimere simbolicamente un sentimento verso la persona che lo riceve. Sentimento che viene rivelato dal tipo di regalo: regalo riciclato, banale, non pertinente. Spesso i regali dicono molti più su chi li fa e non su chi li riceve
5. Errore di principio di tipo educativo
5.1 Sono i genitori a dover decidere tempi e modi con cui rivelare ai bambini l’inesistenza di Babbo Natale. Dare gli strumenti per gestire verità e menzogna è una cosa troppo importante (e delicata) perchè sia data ex abrupto da un estraneo che dovrebbe semplicemente dirigere un’orchestra.
5.2 L’esperienza del concerto poteva essere un buon momento per avvicinare i bambini alla musica classica, non per associare l’esperienza musicale ad un trauma legato all’inesistenza di Babbo Natale.
6. Errore di principio di tipo etico (valori)
6.1 Babbo Natale non esiste, è un dato di fatto. Ma continuare con questa bugia aiuta ai bambini ad avere un’immagine incantata del mondo. Crescere vuol dire avere progressivamente un atteggiamento disincantato nei confronti del mondo, ma secondo tempi e modi che i bambini trovano da soli. La parola chiave di questo punto è “progressivamente”.
Se questa cosa non vi convince, pensate a “La vita è bella”, il film di Benigni. Il piccolo Giosuè è in un campo di concentramento, ma la menzogna lo aiuta – più correttamente aiuta il padre – a gestire un orrore altrimenti ingestibile. Lo stesso fa Babbo Natale, mutatis mutandis.
6.2 La verità è sempre la migliore scelta possibile? In linea di principio si, ma dipende anche come si arriva alla verità. Le menzogne – alcune menzogne – servono per rendere più vivibile la vita. Altrimenti dovremmo dire ai malati terminali che hanno poco da vivere, a chi si commuove con un tramonto che in realtà il sole è già tramontato e quello che si vede è una semplice rifrazione, a chi gode di un buon vino che studi scientifici mostrano che la differenza fra bottiglie di prezzo diverso è semplicemente un errore percettivo, che le immagini in movimento che vediamo al cinema sono frutto della persistenza retinica del nostro occhio. E’ tutto vero, ma che senso ha?
Credere in qualcosa – Babbo Natale, Dio, la democrazia, l’amore eterno, l’innocenza dei bambini, la giustizia sociale, la dittatura del proletariato, la difesa dei diritti da parte dei sindacati, l’arte – non serve alla realtà in sè, serve alla realtà in noi. Si diventa persone adulte accettando l’idea che queste cose potrebbero non essere verità incrollabili.
6.3 Bisogna ricordare che l’eccesso di disincanto porta al cinismo: se nulla esiste, nulla ha valore. Se nulla ha valore, ogni cosa è lecita. Se ogni cosa è lecita, la legge è del più forte.
No, grazie.
In sintesi: è giusto che il direttore d’orchestra sia stato licenziato perchè con il suo gesto ha incrinato l’esperienza del concerto esercitando violenza gratuita verso il suo pubblico primario, i bambini.
So perfettamente che chi legge queste righe si ritiene sufficientemente intelligente da smontare logicamente alcuni passaggi del mio ragionamento.
Ma il punto è propio questo: in ballo non c’è la ragione, ma i valori (valori, non sentimenti).
I bambini vanno rispettati non solo quando li vediamo sotto i bombardamenti di Aleppo, ma anche nel lasciar loro credere a Babbo Natale, finchè dura (e dura poco).
E se questo punto non è chiaro, la risposta è una sola: non siete genitori.
Cosa che non è un problema, a patto di non volermi convicere della bontà della vostra difesa d’ufficio del malaugurato direttore d’orchestra.
Perchè la reazione dei genitori verso il direttore d’orchestra si può comprendere – magari non giustificare, ma comprendere sì – solo se si possiede l’esperienza di essere genitore.
Oppure avete dimenticato di essere stati bambini, ma forse questo punto è esagerato.