Una delle cose che in questi giorni mi sta facendo davvero pensare, è il successo mediatico di Second Life in Italia.
Si sprecano infatti gli articoli, i reportage, le osservazioni, le note di costume su questo spazio sociale immersivo in 3D.
L’ultima riflessione l’ha fatta su La Repubblica di ieri (6 marzo), Adriano Sofri, in un articolo con richiamo in prima pagina dal titolo “Second Life, perchè vogliamo un mondo parallelo”, che faceva parte di un interessante special sul prodotto dei Linden Labs.
Secondo il celebre ideologo/intellettuale italiano, Second Life è l’attualizzazione dell’ideale comunista della società senza vincoli di classe, che consente una vita multipla così come tratteggiata dall’ Ideologia tedesca di Marx e Engels.
Non ho strumenti intellettuali a sufficienza per criticare l’osservazione di Sofri, un po’ perchè l’ideologia comunista – come altre ideologie – non è mai stata il mio forte, un po’ perchè l’ideale utopico è comune a quasi tutte le riflessioni sulla società prossima ventura, da Tommaso Campanella a George Orwell.
Però secondo me c’è un motivo per cui Second Life diventa terribilmente affascinante vista coi nostri occhi da generazione 1.000 euro, noi flessibilità lavorativa, noi individualisti basati su network.
Il fatto è che Second Life per noi rappresenta una enorme opportunità.
Una specie di Eldorado in cui – con banda larga e pazienza – costruire non ciò che avremmo voluto essere, ma ciò che vorremmo essere.
La società che ci circonda ci manda messaggi tutt’altro che rassicuranti.
Non puoi avere una casa: non vivresti a sufficienza per estinguere il mutuo.
Non puoi fare il lavoro che vorresti: i settori che scegli sono saturi e chi si è insediato prima di te non lascia nessuno spazio.
Non puoi aprire una tua impresa commerciale: le banche si fidano poco e il mercato non ti perdonerebbe e comunque ti devi destreggiare tra burocrazie e finanziamenti.
Non puoi far parte della vita politica: sarai sempre un giovanotto guardato con sufficienza dalle cariatidi che stanno al potere al posto tuo.
Non puoi fare nulla.
Forse avere qualche relazione sociale in “modalità aperitivo”.
Second Life è diverso.
Non è tanto il fatto che con qualche click ti fai alto biondo e snello.
Il bello è che puoi farti una casa, trovarti un lavoro, crearti degli amici, magari guadagnare qualcosa con la compravendita dei tuoi beni virtuali.
In pratica puoi avere una vita normale.
Quello che è paradossale, è che tanto più il mondo si sposta su Second Life (dalla Reuters a Gabetti), tanto più è legittimo pensare a Second Life come un’alternativa.
Pensaci bene dove vorresti vivere fra questi due mondi:
In un mondo in cui la realtà è concreta e in cui le opportunità sono simulate, finte?
In un mondo in cui le opportunità sono concrete e la realtà è simulata, finta?
I media dicono che le persone vanno su Second Life per farsi una vita parallela.
A me sembra che le persone vanno su Second Life per farsi una vita.
Punto.
Credo che SecondLife sia una “nuova bolla” spalleggiata dai media (per motivi a me sconosciuti). Il sistema è lento e farraginoso, la curva d’apprendimento elevata e faticosa.
Forse la vera SecondLife è l’insieme di tutti gli strumenti che utilizziamo per renderci visibili; blog, video, piccoli siti, sistemi di messaggistica istantanea ed altri strumenti di social network. SecondLife sostituirà tutto questo? Staremo a vedere.
Concordo. Non ho letto l’articolo di Sofri ma a mio parere Second Life è più sogno americano che attualizzazione dell’ideale comunista (altrimenti non ci sarebbe tutto quel sistema di protezione della proprietà intellettuale). Inoltre, per il poco tempo che ho speso provando SL, non posso che concordare con le impressioni di marcovic sulla qualità del prodotto.
Davide,
la tua riflessione è quanto mai amara.
Ma non posso non condividerla. Credo, in maniera forse grossolana, che i miraggi mediatici attecchiscano meglio dove la vita è piena di insoddisfazioni e difficoltà. E Second Life, come dici tu, può dare un’opportunità.
Che però è virtuale, fatta di pixel, non esiste davvero.
Mi chiedo come sia possibile che tutte le difficoltà che tu elenchi non generino, nelle persone della nostra generazione, un istinto di protesta attiva e costruttiva, un atto di rivolta contro le gerarchie ammuffite e le porte che ci vengono di continuo sbattute in faccia.
Temo che il mondo parallelo sia o possa diventare un palliativo; e che la condizione di indigenza che ci spinge a viverlo non ci permetta di capirne a fondo i meccanismi di funzionamento, le sue ragioni sociali.
mmmm, non mi hai del tutto convinta questa volta.
Second Life è appunto una seconda vita, quello che vorrei fare se non facessi quello che faccio. Un’esplicitazione “elettronica e virtuale” del gioco che si fa da bambini: cosa faresti se…
Io forse non esagererei, chi gioca su Second Life, sa che si tratta di un mondo virtuale e basta e non ci si fa una vita, ma una seconda vita!
Ciao Davide,
Second Life può rappresentare un’opportunità, quella negata dalla vita reale, ma, secondo me, risulta (per ora?) uno strumento della rete costruito sul commercio.
La possibilità di trasformare il valore (non solo economico) virtuale in valore reale attira (fra curiosità e “spalleggiamenti” mediatici) soprattutto le società che vogliono realizzare profitti o cercano un canale di vendita aggiuntivo. Ho l’impressione però che l’offerta di vita normale superi la domanda, forse perchè, come dice Marcovic, la curva di apprendimento è elevata e faticosa, il sistema non è semplice e magari ci vuole tempo.
Sono d’accordo, Davide, siamo desiderosi di una vita normale, anche virtuale, e Second Life può affascinare, anche se al momento, secondo uno studio di un think thank olandese (EPN), chi ha difficoltà nella vita reale le ritrova in quella virtuale.
(lo studio è scaricabile qui
http://www.epn.net/interrealiteit/EPN-REPORT-The_Second_Life_of_VR.pdf)
Un abbraccio,
a presto
Lino (a volte ritornano ;-))
io sono contro Second Life.
ho provato a farci un giro senza combinare assolutamente nulla, il che può significare due cose:
a) sono completamente idiota
b) la curva di apprendimento è troppo lunga
in ambedue i casi, comunque, non fa per me. aggiungo che, secondo il tuo post (e secondo sofri, se ho ben capito) secondlife serve da consolazione per chi è insoddisfatto dalla first life: e più che marx, in questo senso, ricorda l’oppio dei popoli di quest’ultimo ovvero la religione (e non ha nulla a che vedere con l’utopia, che è un ideale da perseguire nella realtà). opportunità concrete, appunto, ma in un altro mondo.
gettandosi nella second life, l’insoddisfatto rinuncerebbe definitivamente a migliorare la sua first life, a trovarsi un lavoro sopportabile, degli amici interessanti, una donna decente.
in quest’ottica, second life servirebbe addirittura come forma di controllo sociale, per tenere a bada un sacco di gente.
bdd
Per Marcovic
In parte sono d’accordo con te, la vera SL sono anche tutti gli strumenti con cui comunichiamo ma Second Life (nel senso del prodotto) è un passo avanti perchè vuole “incorporare” in uno spazio digitale la vita quotidiana, mentr con gli strumenti che utilizziamo è vero il contrario incorporiamo la rete nella vita quotidiana.
Per FG
Com’è andata la tua esperienza su SL? Hai scritto qualcosa sul tuo blog?
Per Alfredo
La mia riflessione è volutamente amara, perchè la generazione a cui appartengo non ha più interesse di costruire una critica attiva come dici tu. Ha gli anticorpi per continuare a vivere (quando non per andarsene) e si rifugia in uno spazio pubblico/sociale non ancora colonizzato: la rete.
Per Alba
Nessuna esagerazione.
Semplicemente sottolineavo che con pochi click è più facile costruirsi una vita che somiglia a quella che vorremmo avere e che comunque nulla ci vieta di batterci per averla davvero.
per Lino
Grandissimo Lino!!
Concordo con il fatto che SL è uno spazio commerciale e in quanto tale legittimato economicamente, così come il modello di business è geniale: vendere terra “virtuale” con prezzi come se fosse terra “reale”, quando in realtà è spazio su un hard disk e potenzialmente illimitato.
L’economia di Second Life è basata sulla finta scarsità: pazzesco!
Grazie per la segnalazione che provvedo a studiarmi 🙂
Per BDD
La questione non è essere pro/contro second Life così come la questione non è essere pro/contro le forchette.
Invece una questione potrebbe essere di quale sintomo sociale SL (e le forchette) siano la risposta.
Bella l’osservazione di Second Life come oppio dei popoli digitali e in parte concordo con te.
Un po’ meno per la storia de controllo sociale: Weber e Foucault hanno mostrato che tutta la mdoernità è un progetto per l’organizzazione del controllo, persino l’information society secondo alcuni.
Porcaccia la miseria, non riesco a farmi piacere SL. Troppo ottimista verso il vecchio, caro mondo?
Dire che Second Life possa essere la scappatoia per costruirsi una vita virtuale migliore di quella reale è davvero una stupidaggine. Su Second Life non si riesce a costruire un’attività commerciale sufficiente a sopravvivere quindi niente pane da mettere sotto i denti. Apparte, forse, qualche figlio di papà annoiato perchè non può comprarsi la Ferrari, ritengo che la stragrande maggioranza sia comunque costretta a lavorare per meno di mille euro al mese. Il fatto che invece SL possa servire come palliativo per assorbire il malcontento popolare di una parte di smanettoni della rete, trovo che sia una affermazione condivisibile. Il fatto che il quotidiano La Repubblica ne stia facendo tanto eco mi fa pensare ad un palliativo per un popolo che qualcuno ha definito “coglioni”. Voglio aggiungere che non è solo Second Life a prendere piede in Italia ma in generale è il fenomeno virtuale che prende piede, ossia chat su internet, tramite sms e cosi via. L’italiano ha ormai acquisito la triste consapevolezza di un futuro peggiore e quindi cerca rifugio nel virtuale (almeno per chi sa usare questi mezzi). Un consiglio per tutti coloro i quali non riescono a trovare soddisfazione nella nostra epoca; emigrate. Lasciate perdere il mondo virtuale perchè non vi sfama lo stomaco. Consiglio Second Life, le chat e via discorrendo solo a coloro ricchi abbastanza da potersi permettere il lusso di buttare via il proprio tempo in una vita parellela fatta di pixel ed emozioni in bit. Ci sono belle brasiliane da coccolare e paesi dove ancora si vive decentemente. ASTA LA VISTA!!!
Ormai tutti sanno che il latino serve a poco e che si dovrebbe piuttosto conoscere bene l’inglese, come minimo. Tuttavia, sapere cosa succede fuori dalle mura di casa è controproducente per pochi. Cosi si rilancia il latino, internet e inglese vengono messi in sordina. Neanche a dirlo in America del nord, Australia e Inghilterra, ovviamente si parla inglese, ma anche in India. Se andate in Cina, in Germania, in Brasile, anche in Spagna e in Giappone, se parlate in Inglese vi capiscono ma se parlate in Italiano vi capisce solo il Ministro ed il Papa, lol. Datemi retta, fregatevene di quello che dicono, imparate bene l’inglese ed imparate ad usare internet. Con queste due chiavi qualcosa da fare lo trovate ovunque nel mondo. Se nella lingua italiana fate qualche errore di ortografia non preoccupatevi, tanto li fanno anche quelli al governo e comunque gli stranieri non lo capiscono, il Papa vi perdona ed in tribunale potrebbe anche essere un vantaggio. Lol. Mettiamo che in futuro le cose vadano peggio cosa farete? Scriverete al datore di lavoro una bella coniugazione dei verbi per farvi assumere? Oppure scriverete all’INPS una bella lettera piena di parolacce ma in perfetto italiano? Restando in tema del blog, ho introdotto queste mie considerazioni per trovare una utilità a Second Life; socializzare al fine di imparare meglio l’inglese. L’ho provato sotto questo aspetto e devo dire che è ottimo. Chiacchierare con una tipa in discoteca mentre vi sculetta in inglese è la miglior soluzione per non annoiarsi nell’apprendimento della lingua. Una statua ai creatori di SL.
Mi sono permessa di postare il tuo post sul mio blog perchè mi è sembrato molto interessante!
Ciao Ishin: grazie per l’interesse mostrato.
Va benissimo che hai “ripreso” il mio post/sfogo: a me l’unica cosa che interessa è la citazione della fonte (in puro stile creative commons).
Passami presto a trovarmi.
ciao