Una delle notizie che è esplosa nelle ultime ore riguarda il caso di una bandiera usata dai gruppi neonazisti appesa all’interno della caserma dei carabinieri Baldissera di Firenze.
La bandiera è simbolo della Kaiserliche Marine, la marina militare della Germania imperiale usata tra il 1871 ed il 1919 ovvero prima dell’ascesa del nazismo, benchè oggi sia usata da gruppi di estrema destra, tifoserie violente ed altre organizzazioni che si riconoscono nella violenta ideologia nazifascista.
Il caso – scoperto dal sito web Il sito di Firenze – ha cominciato a circolare da sabato 2 dicembre e ha sollevato un gran polverone che in queste ore non accenna a diminuire con dichiarazioni del ministro Pinotti, del procuratore militare Marco De Paolis, senza parlare del rumore che il caso sta avendo nei social.
Saranno i carabinieri a decidere motivi, responsabili e legittimità del gesto, ma io vorrei fermarmi su un particolare.
Nel video che ha fatto scoppiare la vicenda (non più disponibile su Youtube ma disponibile su Vimeo) il giornalista Matteo Cali sottolinea come accando alla bandiera oggetto dello scoop ci sia anche un fotomontaggio di Matteo Salvini che imbraccia un fucile mitragliatore.
Il racconto della notizia – il famoso storytelling – è piuttosto chiaro: vediamo una bandiera in uso nei gruppi neonazisti appesa nella stanza di un carabiniere – membro delle forze dell’ordine e presumibilmente incline a simpatie di destra – e a conferma di questa interpretazione accanto c’è un fotomontaggio di un protagonista della destra politica italiana incline a dichiarazioni piuttosto controverse.
Questo modo di procedere nel racconto giornalistico viene definito framing (incorniciamento) dalle scienze sociali: ovvero uso un dettaglio tutto sommato minore (il fotomontaggio di Salvini) per orientare l’interpretazione di un fatto (una bandiera della storia tedesca appesa in una caserma dei Carabinieri).
Fermo restando che sono più che d’accordo in una certa attenzione a tutti i segnali di rigurgiti fascisti e neonazisti nella società di oggi, forse – dico forse – la questione può essere intepretata in maniera diversa.
Infatti il fotomontaggio di Salvini rappresenta la copertina di un videogioco creato da Marco Alfieri che si chiama “Call of Salveenee”, un videogioco con scopi sarcastici che prende spunto dagli sparatutto di moda degli ultimi anni (anche nel titolo: il riferimento è a Call of Duty) per ironizzare sulle affermazioni di alcuni protagonisti della politica italiana.
Se andiamo sul sito del videogioco, l’intento sarcastico è assolutamente evidente:
Call Of Salveenee è il gioco che ti permette di salvare i Marò, mentre vivi le eroiche imprese di Salveenee. Soltanto la tua intrepida RUSPAH e il tuo populismo possono salvarti dai tuoi nemici giurati: Renzie, Peppe Gryllo, Half Ano, Sgarbie e via dicendo. Sei pronto a immergerti nel magico mondo, della politica italiana, dove i talk show diventano Colossei del consenso popolare e dove ogni scontro politico diventa una sfida tra supereroi che manco la Marvel è riuscia a fare di meglio?
Ovviamente non sto dicendo che poiché il carabiniere ha appeso sulla parete un videogioco satirico, l’esposizione della bandiera della Germania Imperiale non possa essere rivelatrice di simpatie nazifasciste e – in questo caso – sanzionato secondo quanto prevedere la disciplina del corpo dei Carabinieri.
Ma secondo me la vicenda merita ulteriori approfondimenti prima di gridare allo scandalo.
Intorno a noi ci sono molti – troppi – segnali di una svolta della società verso un periodo storico che vorremmo appartenesse al passato, ma gridare allo scandalo quando non ce n’è bisogno rischia di far passare in secondo piano vicende che invece dovrebbero essere analizzate e indagate con maggiore attenzione, come nel caso del recente blitz degli skinhead a Como.