Ieri sono stato ospite del Workshop on Advanced Research Methods (WARM) organizzato dal gruppo del LaRiCA dell’Università di Urbino, un gruppo che chi frequenta i social media conosce nelle figure di Giovanni Boccia Artieri, Luca Rossi, Fabio Giglietto ed altri.
Ospite d’eccezzione della giornata è stata Jean Burgess, una ricercatrice australiana che assieme a Joshua Green è autrice di un interessante studio su Youtube e la clip culture e che in questi giorni è stata ospite degli urbinati.
WARM – e il relativo call for paper per studiosi italiani – ha avuto come obiettivo quello di riflettere su cosa voglia dire fare ricerca sociale nelle piattaforme del web 2.0 e soprattutto come fare ricerca in questi spazi.
Io ho presentato un intervento teorico che prende spunto da alcuni miei studi più o meno strutturati – in particolare lo studio sul terremoto dell’Aquila e sulla morte di Michael Jackson – e dalla mia attività extra accademica per riflettere sulla questione dell’ascolto delle conversazioni online (sopra le slide del mio intervento).
La possibilità di chiacchierare con Jean, che sta lavorando sulla mappatura del pubblico online australiano, mi ha confermato due cose.
La prima è che in diverse parti sta nascendo la necessità di discutere di metodi e tecniche di ricerca che necessariamente si scostano dalla classica dicotomia esistente nelle scienze sociali fra fare ricerca qualitativa (ovvero interviste e osservazioni) oppure quantitativa (questionari e statistiche).
La seconda è che ci sono in giro tools di ricerca sofisticati che stanno creando un piccolo spazio in cui sperimentare strategie di ricerca a metà tra sociologia e informatica.
Quest’ultimo tema a me caro, dato che ho presentato proprio qualche giorno fa la mia ricerca su Twitter in cui il gruppo di ricerca eravamo due informatici e un sociologo.
Anche dalle persone che hanno risposto al call, è emerso un territorio effervescente.
Problemi sollevati dal datamining di Friendfeed (Rossi da un lato e Celli dall’altro), riflessione critiche sulla sentiment analysis (Andò), strategie di ricerca text-based (Zaccone), lo studio dei blog di Splinder attraverso tecniche (Locatelli), analisi comprata di un fenomeno di cultura digitale che si è costruito intorno al video Telephone di Lady Gaga (Vellar), uno studio comparato di SNA sul gruppo MilanIN fra Linkedin e Facebook (Pais).
Come si vede: temi diversi, tecniche diverse, approcci diversi, tutti casi studio interessanti e tutti modi per spremere informazioni da quel caos che chiamiamo social media.
Io oltre ad essermi divertito – basta vedere le conversazioni Twitter fatte con l’hastag #warminurbino – ho imparato moltissimo, ho conosciuto (non solo perchè lettore del suo libro) una collega straniera simpatica e preparata, ho visto giovani colleghi vecchi e nuovi e incontrato gli amici.
Senza parlare dell’atmosfera ospitale e informale che solo quelli del LaRiCA sanno creare.
Non so chi leggerà questo post (sospetto le persone coinvolte nell’incontro di ieri) ma fatemi esprimere a tutti quelli che leggeranno queste righe il mio apprezzamento per il lavoro scientifico e NON svolto dal gruppo di ricerca di Urbino che gravita intorno a Giovanni Boccia Artieri.
PS: le slide in inglese e le conversazioni su Twitter pure perchè l’inglese era la lingua ufficiale del seminario. Roba international mica così per dire/fare 🙂
David, this is a great summary of the day (as far as I can tell using Google Translate). Thanks for posting! I am also very grateful to larica for hosting and for the warm (!) and friendly atmosphere of the workshop, and I really enjoyed meeting you (all). I think this is a very interesting time to be doing Internet studies if you’re willing to work across unfamiliar boundaries. And by the way, thanks for putting up with having to speak English all day!
Davide, not David. I knew that but my fingers seem to want to type in English 😉 Feel free to correct my typo!