Giusto una settimana fa, ho avuto modo di partecipare alla Lectio Magistralis del prof. Prabhakar Raghavan, direttore dei Yahoo! Labs, invitato dal direttore del Dipartimento di Informatica dell’Università La Sapienza Alessandro Panconesi.
L’oggetto della Lectio dal titolo “The Quantitative analysis of User Behaviour online” è stato quello di sottolineare la necessità per l’informatica di avvalersi dell’alleanza fra scienze sociali ed economiche.
Attraverso una interessante carrellata di esempi (alcuni noti ai lettori di tecnoetica), come gli esperimenti sul fenomeno Small Worlds, i mercati culturali artificiali, la struttura dell’influenza in Twitter, i modelli di come gli utenti vedono i risultati dei motori di ricerca, i mercati predittivi, il prof. Raghavan ha fissato alcune idee chiave molto interessanti per quello che potremmo chiamare una sociologia computazionale:
1. L’attuale uso dei cicli di calcolo dei computer non è destinato alla computazione, bensì alla comunicazione
2. Il web è un’ottimo strumento per osservare il comportamento delle persone
3. E’ necessario che si crei un rapporto fra sociologia quantitativa e datamining
4. L’informatica è in grado di creare modelli, ma non è in grado di sviluppare una comprensione sociologica di questi modelli
5. Dal punto di vista accademico queste discipline hanno un ruolo preciso: la sociologia lavora ad una scala di grandezza (dei dati) piccola ma ha sviluppato una comprensione profonda dei fenomeni, l’informatica lavora ad una scala di grandezza enorme, ma poca comprensione dei fenomeni sottesi
6. E’ auspicabile una nuova convergenza tra le scienze sociali e il massive computing, come è avvenuto nel caso della microeconomia computazionale
La Lectio è stata molto interessante, sopratttutto perchè ha stimolato moltissime domande da parte del pubblico che gremiva la sala conferenze del Goethe Institut.
Anch’io superando la mia ritrosia nell’uso dell’inglese, ho chiesto il parere del prof. Raghavan rispetto a come conciliare le necessità di ricerca socio-informatica, conl fatto che molte di queste piattaforme essendo commerciali tendono a cambiare rapidamente nel tempo (il classico problema del beta perpetuo del web 2.0).
La risposta – molto interessante – è stata che se una ricerca è progettata bene dal punto di vista epistemologico e metodologico, darà vita a dei risultati “stabili” che avendo come oggetto il comportamento delle persone, non saranno così volatili come l’evoluzione tecnologica delle piattaforme.
Infine ci sono state promesse le slide dell’intervento del prof. Raghavan: non appena saranno in mio possesso saranno pubblicate qui sul blog.
Nel frattempo consiglio di dare un’occhiata alle slide di un intervento dal nome identico tenuto presso l’AT&T dallo stesso prof. Raghavan (invece qui il video).
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