L’effetto CSI, è quell’effetto che sembrerebbe interessare le giurie popolari delle corti americane, secondo il quale le aspettative sul ruolo delle prove scientifiche durante i processi sono di gran lunga superiori a quello che effettivamente hanno in realtà.
Il motivo di questo sovradimensionamento delle aspettative è attribuibile al serial televisivo Crime Scene Investigation (CSI), che per motivi di narrazione televisiva attribuisce alle squadre della polizia scientifica capacità (investigative) e poteri (tecnologici) che effettivamente non hanno.
Da un punto di vista mediologico, potremmo dire che l’effetto CSI è una variante specifica della cosiddetta teoria della coltivazione, ovvero quella teoria dei media che afferma che il consumo di fiction televisiva fa si che le persone confondono la realta quotidiana con la fiction TV.
La grafica qui in basso racconta con un confronto all’americana – tanto per restare in tema – cosa c’è di vero e cosa c’è di falso fra il vero mondo del lavoro del poliziotto scientifico (americano) e la serie TV.
Se voi come me siete appassionati della serie in questione (anche se personalmente sento un po’ di stanca nonostante abbia dedicato diversi post sulla serie), sono certo che apprezzerete la grafica.
L’infografica è bellissima e me la studierò con attenzione. Devo però dire subito che “to process DNA sample” standard (quindi la ricerca di alcuni indicatori) non richiede assolutamente parecchie settimane, bensì una mezz’ora. La percezione delle parecchie settimane è dovuta alle code di lavoro. Peraltro i circa 33 secondi assegnati a Csi sono quelli del tempo di visione, che nei telefilm viene condensato rispetto ai tempi equivalenti nella real life: a me sembra che la realtà dell’analisi del Dna, compresa la considerazione esplicita delle code di lavoro in un laboratorio interno, sia sempre stata rispettata in tutte le serie Csi, comprese le frasi relative alla priorità quando effettivamente i risultati servono “subito”.
Hai ragione.
Ma credo che lo scopo dell’infografica sia solo quello di dare una ventata di “realtà” a ciò che accade nel serial, comprese le inevitabili code di lavoro.
Per la tua osservazione per quanto riguarda l’uso narrativo della compressione dei tempi, nulla da eccepire 🙂