Effetto farfalla. E’ il curioso concetto alla base della teoria del caos, secondo cui l’andamento di un sistema complesso rispetto al tempo dipende fortemente dalle condizioni iniziali. Per rendere questo concetto meno astruso, il metereologo Edward Lorenz (padre – tra l’altro – di alcune delle figure più affascinanti della teoria del caos, i cosidetti attrattori di Lorenz) fece un esempio. Poniamo che una farfalla batta le ali in Brasile: essa provocherà un tornado nel Texas. Ovviamente è un paradosso, ma esprime perfettamente quello che è conosciuto con l’espressione "effetto farfalla" (per una versione pop molto affascinante, si veda uno dei più belli episodi della seconda stagione della serie CSI: Teoria del caos).
Cosa c’entra l’effetto farfalla con la rete? C’entra. Nel congresso della AAAS (American Association for the Advancement of Science) tenuto lo scorso 15 febbraio a Seattle, Jon Kleinberg – professore di scienza dei calcolatori alla Cornell University – ha riformulato il quesito: "Come può un’e-mail in Brasile provocare il crollo delle azioni della borsa di New York?".
Provocazioni, ovviamente. Ma non è una boutade la ricerca matematica alla base di tale idee. Infatti Kleinberg e collaboratori hanno presentato la loro relazione all’interno della sessione relativa all’analisi matematica delle strutture comunitarie di internet. Lo scopo è quello di sviluppare algoritmi di calcolo che diano conto del modo in cui si organizzano i gruppi sociali su internet e – perchè no – del tipo di percorso fatto dalle e-mail "bufala".
Studiando la crescita delle reti rispetto al tempo e le strategie dei co-autori di articoli scientifici, Kleimberg è giunto alla conclusione che internet stimola la diffusione di idee quando diventa lo strumento utilizzato da alcuni opinion leader per mantenersi in contatto con diversi gruppi sociali (più o meno influenti). Newsgroup, siti web, forum e – recentemente – blog, contribuiscono ad amplificare l’audience e la discussione di determinati argomenti.
Niente di nuovo. Già negli anni ’60 un pioneristico lavoro del sociologo Stanley Milgram, dimostrò che nel mondo ogni persona è collegata alle altre da una media di circa sei persone diverse. E’ il cosiddetto fenomeno del piccolo mondo (Small World Phenomenon) che recentemente ha incontrato nuovo interesse grazie ad una serie di studi che invece di usare il legame fra individui tramite la posta tradizionale (così come l’esperimento originario di Milgram) utilizza le tecnologie internet-based (l’e-mail su tutte). Tra l’altro l’idea è così affascinante che di recente è stata sfruttata dal cinema per dare avvio alla trama del film Sei gradi di separazione(di Fred Schepisi, 1993).
Dove sta la novità? Eccola: dato che le persone sono sempre di più interconnesse tramite tutta una serie di tecnologie della comunicazione, è sempre più facile essere in contatto con altre persone usando come intermediari amici, amici di amici, amici di amici di amici e così via (fino ad una media di 6) che raggiungimo tramite e-mail, chat, siti, SMS…
Quali le conseguenze? La prima è senza dubbio che ci stiamo avviando verso una società in cui le relazioni sociali sono sempre di più basate sulle tecnologie della comunicazione. La seconda è che le scienze sociali – grazie a questa nuova condizione socio-tecnica – si stanno avvalendo di nuovi strumenti a metà tra l’informatica e la matematica.
Dalla psicostoria di Isaac Asimov dei libri di fantascienza (la famosa serie della Fondazione dello scrittore russo-americano) stiamo arrivando alla Network Sociology delle teorie sociali più interessanti.
[Comunicato stampa della Cornell University; Kleinberg, Jon, 2000, The Small World Phenomenon: an algorithmic perspective]
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