In questo clima post-elezioni piuttosto teso – per tutta una serie di motivi che adesso non sto qui ad elencare – sicuramente l’argomento più dibattuto è quello relativo al fallimento degli exit poll.
La questione è piuttosto nota: in attesa dei risultati parziali del Ministero dell’Interno sull’andamento delle elezioni, il circuito mediatico delle televisioni, dei giornali e dei siti dei quotidiani, affamati di informazioni da dare in tempo reale si sono affidati agli exit poll, ovvero uno strumento di ricerca della famiglia dei sondaggi– anche se diverso – che serve per anticipare informazioni sull’andamento complessivo del voto, salvo poi confermare i trend una volta uscite le proiezioni sui dati parziali.
Piccola annotazione metodologica: proiezione vuol dire che applico un modello matematico per vedere l’andamento del voto a partire dai voti già scrutinati.
La domanda che tutti si chiedono, e a cui – da sociologo – vorrei dare una risposta è: cosa diavolo è successo?
Gli exit poll sono stati affidati dalla Rai alla società Nexus (marchio nato dalla Macno Consulting e Dinamiche), prendendo il posto che fino al 2005 era stata di Datamedia, il cui direttore – Luigi Crespi – nel 1995 fu costretto a chiedere scusa a Emilio Fede e agli italiani perchè aveva clamorosamente mancato i dati delle elezioni regionali.
La storia è rimasta famosa perchè il direttore del TG4 man mano che arrivavano i dati (sbagliati, col senno di poi) dell’andamento delle urne della Casa delle Libertà, collocava delle bandierine colorate sulle regioni che sarebbero dovute andare al centro-destra.
Questo per ricordare che: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Adesso sembra che tutti desiderino dare addosso a Nexus per via del clamoroso flop previsionale.
Ecco un collage delle dichiarazioni:
Non so come andrà a finire ma quelli della Nexus dovrebbero andare in Nuova Zelanda, paese assai civile, dove si possono trovare bene, ma soprattutto paese agli antipodi dell’Italia per non tornare mai più
Roberto Castelli Ministro della Giustizia
Credo che ci sia la necessità di una authority che controlli l’operato delle società incaricate di produrre gli exit poll
[…]
Possono i cittadini vedere il loro canone destinato al professor ‘Mannheimer-do Nascimiento’ e ad altri personaggi che si sono rivelati diffusori di dati falsi, che hanno condizionato l’esito elettorale?
Maurizio Gasparri, ex Ministro delle Comunicazioni
Se volevo avere notorietà e visibilità oggi ho sfondato alla grande. Non ha più senso fare questo lavoro di merda. Non ha più senso perché è un lavoro di una difficoltà mostruosa, ti fai un culo come una scimmia e la gente non capisce una sega.
Fabrizio Masia, Direttore della Nexus
Al di la’ delle colorite riflessioni politiche e del comprensibile sfogo del direttore della Nexus, c’è chi ha tentato una risposta per spiegare come siano andate davvero le cose.
Ecco alcune delle ipotesi prospettate:
1. Legge elettorale troppo difficile. Nexus
2. Gli exit poll non sono affidabili. Luca Ricolfi (Università di Torino)
3. Gli elettori si sono vergognati di dire a chi hanno votato. Renato Mannheimer (ISPO)
4. Gli exit poll possono sbagliare soprattutto quando ci sono scarti così minimi. Giorgio Calò (ex Direttore Directa)
5. La statistica non può dar ragione di un esito così ravvicinato. Nexus
6. Correlazione tra alto livello di istruzione e voto per Forza Italia. Nicola Piepoli (Istituto Piepoli)
Chi ha ragione?
In realtà tutti e nessuno.
Tutti: perchè ognuno ha sottolineato un aspetto che compone il fenomeno
Nessuno: perchè questo effetto è ben conosciuto dai sociologi della comunicazione e ha un nome preciso, si chiama “spirale del silenzio”.
Questa è la spiegazione per cui propendo io.
Qualunque sistema informativo – quindi anche sondaggi, exit poll e proiezioni – ha una regola chiave con cui fare i conti: garbage in, garbage out.
In pratica se nel sistema immetti “spazzatura” (nel nostro caso: dati erroneamente rilevati) come risultato otterrai “spazzatura” (previsioni sbagliate).
Ora: come vengono rilevate le informazioni sulla cui base dati si applicano le formule statistiche?
Usiamo le parole di un’intervista fatta a Serafino Ruperto, responsabile comunicazioni della Nexus
Il meccanismo di rilevamento è semplice: 1.050 rilevatori della Nexus, distribuiti ognuno in un seggio, fermeranno all’uscita i votanti, indipendentemente da sesso ed età, seguendo il cosiddetto “coefficente di salto”: cioè un 1 elettore ogni 5. […] Chi è incaricato delle rilevazioni avrà una cartella che fungerà da urna e due schede identiche a quelle che necessarie per votare alla Camera e al Senato. I ricercatori della Nexus chiederanno al campione di rispondere anche a due domande, che serviranno a sapere come hanno votato nella scorsa tornata elettorale. «Sono le cosiddette domande di controllo – sottolinea Serafino Ruperto – che servono a ponderare il voto». I dati vengono infatti comunicati dai 1050 al direttorio della Nexus, che si incarica di «sgrezzarli», comparandoli con quelli delle precedenti elezioni, pesandoli e ponderandoli se dovessero essere in palese contrasto rispetto a quanto previsto e rilevato durante la campagna elettorale.
Quindi le persone all’uscita dei seggi devono dichiarare per chi votano.
E qui entra in gioco l’effetto spirale del silenzio.
Tra gli anni 60 e ’70, la sociologa tedesca Elisabeth Noelle-Neumann mentre stava lavorando sulle campagne tedesche del 1965 e del 1972 si accorse di una cosa piuttosto curiosa: tra le dichiarazioni di voto pre-elettorale e i pronostici dei media esistevano degli scarti enormi, salvo poi essere smentite ad elezioni ultimate quando cioè vinceva effettivamente il partito dato per vittorioso dai media.
Perchè?
Un grande sociologo americano – Paul Lazarsfeld – lo chiama bandwagon effect, altri usano il termine self fulfilling prophecy(la profezia che si autoavvera).
In soldoni: le persone temendo l’isolamento sociale preferiscono votare per il partito verso il quale pensano che ci sia più consenso.
Ma non è andata così: sembrava che dovesse vincere il centro-sinistra, mentre si è risolta in una parità con un piccolo scarto a favore dell’Unione.
Cos’è sucesso? Certamente sono entrate in gioco delle variabili di tipo politico molto più articolate del semplice rapporto media/opinione pubblica, e che sicuramente stanno caratterizzando un pattern sociale diffuso a livello internazionale.
Come nel caso Kerry contro Bush: i media tutti a favore di Kerry. Risultato: viene rieletto Bush.
Diversa la storia per quanto riguarda gli exit poll.
I rilevatori della Nexus – presumo – alla domanda: “lei per chi ha votato?”, non hanno raccolto il voto effettivo.
Per via dell’effetto spirale del silenzio – rappresento le opinioni socialmente condivise – gli elettori di centro-destra non se la sono sentita di dire di aver votato nuovamente per la Casa delle Libertà.
Non è che si siano “vergognati” – come dice Mannheimer – è solo che hanno preferito mentire piuttosto che rappresentare un’opinione che credevano non fosse condivisa dalla maggior parte delle persone.
Ovvero: meglio dire una bugia all’incaricato della Nexus, piuttosto che esprimere un parere “controcorrente”.
C’è da dire un’altra cosa: adesso non ho i dati sottomano, ma credo che l’errore di valutazione degli exit poll corrisponda alla quota presunta di elettori indecisi.
Credo.
Concludo questo lunghissimo post con una riflessione.
La verità è che l’elettore di Forza Italia non ha voluto palesare la propria scelta di voto nel momento in cui è stata effettuata la raccolta dei dati all’uscita dalle urne. Gli exit poll vengono, infatti, realizzati elaborando le dichiarazioni di voto degli elettori in uscita dai 1050 seggi del campione. Durante l’intera giornata elettorale viene chiesto mediamente a 60 persone per seggio di riprodurre su dei fac-simile delle schede elettorali la propria scelta. E’ ipotizzabile gli elettori di Forza Italia non abbiano voluto dichiarare la propria scelta. E’ una cosa che succedeva anche con la Dc”.
Ma se già lo sapevano – ed era prevedibile alla luce di una campagna elettorale al fulmicotone – perchè non hanno cambiato la procedura di rilevazione (garbage in) evitando così madornali – loro malgrado – errori di valutazione (garbage out)?