Sputnik. Il satellite che inventò internet

Un grande passo per la scienza, un passo enorme per la tecnologia.
Così potremmo parafrasare una celebre frase per comprendere l’impatto che ha avuto il lancio dello Sputnik il 4 ottobre del 1957.

Infatti 50 anni fa l’URSS lanciava nello spazio la prima luna artificiale della storia che non solo avrebbe avuto grande impatto sulla scienza e la tecnologia dell’epoca, ma anche sulla nascita di internet.
Dal punto di vista tecnologico le due applicazioni – Sputnik e internet – non hanno alcuna parentela.
Ma dal punto di vita psicologico, si.

Uno degli scienziati tedeschi di primissimo piano che era riuscito a sfuggire alle rappresaglie degli stessi nazisti contro i propri ingegneri – per evitare che gli alleati godessero dei risultati della ricerca tedesca – era stato Wernher von Braun, padre della ricerca missilistica tedesca, autore di ordigni come le V1 e le V2 che tanti morti avevano provocato nei bombardamenti contro la Gran Bretagna di Churchill.
Astutamente – e cinicamente – von Braun decise di consegnarsi agli americani perché solo loro avevano i soldi per consentirgli di continuare la ricerca sui missili. Gli americani colsero l’occasione al volo e riuscirono anche a prendere tutta una serie di progetti che si trovavano nella base di lancio e di ricerca di Peenemunde, dove aveva lavorato von Braun con la sua equipe.

Von Braun lavorò alacremente per l’Esercito degli Stati Uniti, ma ciò non impedì agli scienziati sovietici di essere i primi a lanciare un satellite artificiale nello spazio.
Breve inciso.
La Seconda Guerra Mondiale aveva mostrato l’importanza strategica dello spazio aereo come nuova dimensione della guerra: le incursioni aree fondamentali per la dottrina strategica della Blitzkrieg e lo sviluppo di una delle tecnologie più importanti come il radar, testimoniano l’importanza del cielo come strumento di guerra.

Da qui si comprende come la conquista dello spazio avesse un valore scientifico, tecnologico, militare ma – soprattutto – psicologico.

L’America subì quello che da alcuni è stato definito effetto Sputnik: i Sovietici avevano dimostrato di essere tecnologicamente più avanti.

Grazie all’avvedutezza del presidente Eisenhower che aveva capito che la superiorità politica del XX secolo passava anche dalla ricerca scientifica e tecnologica – non solo da economia e politica – gli USA cercarono di correre ai ripari. Dell’importanza del complesso tecnico-scientifico si era reso conto personalmente dato che era stato lo stesso Roosevelt ad assegnarli l’Operazione Overlord (per gli amici: lo sbarco in Normandia).
Nacque l’ARPA (Advanced Research Project Agency) il cui scopo era quello di fare ricerca sulle più avanzate tecnologie aeronautiche, anche in maniera piuttosto pionieristica e “azzardata”. Se volete farvi una idea, vanno benissimo i primi minuti del film Space Cowboys (di e con Clint Eastwood).

“Si, OK: ma internet quando arriva?”
“Adesso”

Quando qualche mese dopo tutte le ricerche aeronautiche per scopo civile dall’ARPA passarono alla neonata NASA, ci fu un problema: come giustificare gli ingenti finanziamenti che ARPA riceveva? Con un nuovo programma di ricerca sulla seconda importante tecnologia strategica della Seconda Guerra Mondiale.
Il computer.
Così l’ARPA varò diversi progetti che avevano il computer al centro dei loro studi, come lo sviluppo dei primi sistemi articolati di intelligenza artificiale, l’elaborazione dei primi esempi di sistema operativo e infine una stranissima idea che era venuta in mente a uno psicologo – Joseph Licklider – ovvero quello di un sistema che permettesse di interconnettere i computer fra di loro per un non meglio precisato scopo di difesa strategica militare che in un impeto di fantasia terminologica venne chiamato ARPAnet, ovvero la rete dell’ARPA.

Morale.
Cosa sarebbe successo se gli Americani in piena Guerra Fredda non avessero avuto paura di essere schiacciati dalla superiorità tecnologica sovietica, se non avessero avuto un ex-militare come presidente che conosceva l’importanza della ricerca scientifica, se questa voglia di reagire non avesse portato alla nascita di ben due agenzie di ricerca, se in una di queste non avessero finanziato un progetto tanto balordo quanto affascinante come quello di una rete di computer?
Non lo sappiamo: la storia non si fa né con i sé, né con i ma.
Perciò godiamoci questo spazio sociale e culturale che chiamiamo internet.

Spasiba balshoje Sputnik! 🙂

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