Giovedì sono stato ospite del III Corso Universitario Multidisciplinare Unicef, organizzato dal presidente del Comitato Unicef Campobasso dott.ssa Antonella Iammarino, presso gli spazi della facoltà di Agraria degli Università degli Studi del Molise. Lo scopo del seminario è quello di sensibilizzare ai temi dell’educazione e della formazione di bambini e adolescenti attraverso l’incontro con diverse figure professionali e competenze scientifiche diversificate.
Io sono stato invitato alla sessione sulla Media Education, un settore di studi che si occupa dell’educazione ai media e con i media. In maniera molto schematica e semplificata, domande del tipo “come aiutare i bambini a decodificare le trasmissioni televisive” oppure “come usare i media per formare una coscienza critica”, sono tipiche di questo settore di studi.
Per la verità io non sono un esperto di Media Education, ma mi è capitato più volte di affrontare la questione relativa al rapporto fra tecnologie della comunicazione e pre-adolescenti/adolescenti e infatti il mio intervento l’ho declinato rispetto a questo tema.
Le idee intorno alle quali ho costruito il mio intervento sono state fondamentalmente due:
1. L’idea che i media digitali non siano precisamente dei mezzi di comunicazione ma si configurino come ambiente comunicativo
2. L’idea che la generazione che sta crescendo e sta formandosi in questo ambiente possa essere rappresentata dalla metafora dei nativi digitali.
Le conseguenze di questo ragionamento, le vedete nelle slide di cui sopra (liberamente scaricabili dalla mia pagina di Slideshare).
Il mio intervento era preceduto dall’illustrazione dei dati di una ricerca fatta a Campobasso – sulla base di una ricerca nazionale fatta dalla Società Italiana di Pediatria – sulla condizione giovanile di alcuni ragazzi delle 3a media fatto dalla dott.ssa Teresa Santilli, dirigente medico di neonatologia, e su queste basi si è sviluppata la discussione che si è concentrata su temi come il dialogo generazionale, lo schiacciamento della scuola da parte delle aspettative sovradimensionate dei genitori, la difficoltà a discernere fra il momento dell’educazione e il momento della socializzazione.
Grazie all’intervento del mio amico e collega Ivo Germano – tra l’altro anche lui prossimamente protagonista di questi seminari – ho fatto le seguente riflessione.
Un buon sintomo del cambiamento di orizzonte educativo e formativo a cui la scuola è andata incontro sono gli strumenti didattici.
Prendiamo la scuola elementare. Una volta lo strumento formativo delle elementari era il sussidiario, un libro che organizzava la conoscenza della storia, della letteratura, delle scienze in un unico discorso coerente, autoconclusivo e chiuso. Una specie di versione legittimata del Manuale delle Giovani Marmotte. Io per esempio adoravo – anche se non ci ho mai studiato sopra perché considerato con un’impostazione troppo vecchia da parte dei miei illuminati maestri delle elementari- il Tamburino, un vecchio sussidiario che mi affascinava per le sue immagini in colore pastello relative alla storia degli antichi romani. Adesso invece nelle elementari il sussidiario inteso in senso antico non esiste più, sostituito da strumenti didattici più moderni, meno coerenti, assolutamente aperti e non autoconclusivi. Basti pensare alla strutturazione di questi testi, il sussidiario era strutturato in sezioni e capitoli, il neo-sussidiario è strutturato in competenze e schede didattiche. Per intenderci, il sussidiario era coerente con una generazione il cui orizzonte mediale era costituito dalla televisione, il neo-sussidiario è coerente con una generazione il cui orizzonte mediale è costituito dalla frammentazione tipica di internet ( e dei media digitali).
Concludo, segnalando che le ricerche a cui ho fatto riferimento nelle slide sono le seguenti:
Jenkins, Henry, 2008,
Confronting the challenges of partecipatory cultures: Media Education for 21st century, MacArthur Foundation (grazie a Vincos per la segnalazione).
Doxa – Save the Children, 2008
Profili da sballo. L’uso di Community, Instant Messaging e social Network: indagine presso gli adolescenti di 13-17 anni (grazie alla collega Ida Cortoni per la segnalazione).
Le mie slide sono disponibili per il download al seguente indirizzo: http://www.slideshare.net/Davide/la-via-della-new-media-education
PS: se c’è qualche insegnante di scuole elementari in lettura, sarei grato di sapere cosa ne pensa della metafora sussidiario/televisione e neo-sussidiario/internet 🙂
PPS: come si chiamano gli strumenti che hanno sostituito i sussidiari? Neo-sussidiari? Post-sussidiari? Meta-sussidiari? Ma esiste ancora il sussidiario? 🙂
Quando sento parlare di bambini e uso della tecnologia, non so perchè, ma penso sempre che, senza dircelo, si stiano autogestendo, organizzando, come se ci guardassero da un mondo parallelo, con molta comprensione per noi che siamo anni luce indietro.
Non sai quanto è vero.
La tecnologia con le sue possibilità performative e relazionali consente ai bambini di chiudersi in un universo di cui loro – e i loro amichetti – sono padroni, creando una barriera molto più impenetrabile della stanza dell’adolescente con su scritto “Non disturbare”.
Tra l’altro il cinema ha molto riflettuto sull’alterità dei bambini: penso a “Il villaggio dei dannati”, dove c’erano questi inquietanti bambini con i capelli a caschetto che guardavo in modo minaccioso gli adulti….