Tutti coloro che sono appassionati di web 2.0 e fotografia, conoscono perfettamente il progetto Photosynth della Microsoft, mentre quelli che non lo conoscono non sanno che si perdono 🙂
Comunque la seconda categoria ha due possibilità: o clicca sul link al progetto, oppure da’ un’occhiata al filmato di cui sopra.
Infatti non soddisfatta di essere stata la prima serie tv ad integrare parte della trama con Second Life (Stagione 4 episodio 5: Down The Rabbit’s Hole), in questi giorni CSI:New York (USA, of course) ha in programmazione un episodio (Stagione 4 episodio 18: Admissions) in cui viene identificato un sospetto grazie all’applicazione Photosynth della Microsoft che viene utilizzata per navigare nella miriade di foto fatte con i cellulari durante una festa in una High School, scena del crimine su cui indaga la squadra del detective Mac Taylor (Gary Sinise).
Per quanto mi riguarda mi sembra un’interessante applicazione di photomining – scusate il neologismo – ovvero datamining visuale applicato alla computer forensics, che illustra sia un nuovo modo di fare indagini (ricerca direbbe un ricercatore) ma solleva questioni delicate per quanto riguarda privacy e tutto il resto del tipo: cosa succederebbe se io decidessi di interfacciare Photosynth con un flusso RSS di un account Flickr (o – peggio – Facebook).
Una tipica domanda di tecnoetica a cui adesso non risponderò perché ho lavoro arretrato 🙂
Annotazione: se siete curiosi di vedere in quali altre puntate di CSI le applicazioni web 2.0 sono state parte della trama, vi consiglio di leggere questo “vecchio” post di tecnoetica.
PS: Sempre a proposito di product placement 😛 , avete notato qual è il primo telefonino che appare nella scatola dei cellulari? 😉