Non so quanti di voi conoscono Molleindustria.
E’ una società italianissima specializzata nei videogiochi che servono per riflettere perché parlano di politica, etica, religione, cronaca eccetera. Loro parlano di sé come mediattivisti di tipo critico videoludico.
In ambito anglosassone questi giochi vengono chiamati serious games, ovvero videogiochi “seri”, perché educano divertendo o divertono educando, a voi la scelta.
Magari Molleindustria l’avete già incontrata: sono quelli del gioco Io uccido Faletti, oppure Faith Fighter.
L’ultima fatica del team è Free Culture Game, in cui bisogna difendere il libero sapere dall’avanzamento del mercato.
Buon divertimento.
Uhmmmm ….
chi ricorda “Pretofilia” ?????
Era la calda (ma neanche tanto) estate 2007 ….
che casino …. scoperti casi di pedofilia all’interno della Chiesa cattolica !!!!!
Scatta “Operazione Pretofilia” …. maaaa ……
interrogazione parlamentare e il gioco viene rimosso dagli stessi programmatori (credo) 🙁
E ora ??????
Salviamo il libero sapere …… !?!
Ciao ciao ……….. :-0
Io l’ho ricordo, anche perchè sta ancora in homepage.
Adesso questa teoria giocabile e mi sembra davvero carina.
A proposito …….
effettivamente me gusta e non poco l’ideuzza:
CULTURA LIBERA vs COPYRIGHT …. :-0
… “gutta cavat lapidem” …
molto interessante, ma leggo nelle loro pagine:
“Occorre mettere in discussione la presunta innocenza dell’intrattenimento.
I videogiochi sono vettori di ideologie, espressioni di modelli culturali ben precisi. Fra le righe di ogni codice possiamo intravvedere un sistema di valori che nella maggior parte dei casi è quello nordamericano, bianco, consumista e reazionario.”
Mi viene in mente che alcuni autori, ad es. Steven Johnson (Tutto quello che fa male ti fa bene) sostengono che i contenuti dei videogiochi sono in realtà la loro parte meno significativa. Se con un gioco educativo renderò migliori le persone, allora è vero anche che con gli sparatutto le renderò violente, il che non è mai stato dimostrato.
E dunque?
Virginia, bentrovata.
In realtà la contrapposizione serious games/sparatutto è meno definita di quello che sembra.
E’ difficile sostenere che gli sparatutto rendano violenti (condizione nè necessaria nè sufficiente), mentre per i giochi educativi è diverso, poichè hanno trame più complesse e articolate che richiedono una partecipazione attiva e consapevole. La tipologia “sparatutto” è tipica di un linguaggio (quello della violenza) non solo di un sistema di valori: le cose cambiano profondamente se spari – per esempio – a dei dimostranti inermi o a dei cattivissimi (!) nazisti.
Tutto sta in che tipo di contesto la violenza viene calata e con che tipo di realismo viene rappresentata. Sono queste “sfumature” a fare la differenza.