Intervista su Facebook e cinema


La settimana scorsa sono stato ospite della prima puntata del programma “Cinecamera con vista” ovvero cosa il cinema pensa di noi”, che va in onda online su Radio Imago.

Assieme a Fabrizio Lodi – conduttore del programma – abbiamo preso spunto da Facebook per farci qualche domanda sul successo dei social network, e in particolare su questa frenesia che sembrerebbe tutta moderna sulle relazioni sociali virtuali.
Qui in basso potete trovare l’estratto con la mia intervista (basta cliccare sulla freccetta).

[audio:http://www.tecnoetica.it/audio/2009_04_15_CineCameraConVista_intervistaBennato.mp3]

Nell’intervista faccio riferimento al mio nuovo blog che uso come supporto didattico e per dialogare con i miei studenti della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, dove mi capita spesso di inserire spezzoni di film presi da Youtube che cito a lezione come esempi per riflettere su alcuni processi sociali legati ai media.
Il blog si chiama Sociologia dei processi culturali.

Ovviamente consiglio caldamente di ascoltare tutta la puntata, anche perchè la musica è buona, il cinema di cui si parla è di qualità e interessante e l’atmosfera piacevolissima.

Se vi interessa qui trovate i feed per scaricarvi i podcast dei programmi di Radio Imago.

Come al solito: osservazioni e critiche sempre ben accette.

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5 thoughts on “Intervista su Facebook e cinema

  1. Tralasciando Roxanne, che preferisco nella versione di George Michael nel disco “Songs from the last Century”, l’intervista è interessante.
    Mi perplime la scelta di Watchmen, in quanto non ho molto apprezzato la caratterizzazione dei personaggi (escluso il dottor Manhattan).

    Ad ogni modo, effettivamente su facebook non ha tutti i torti, professore, ma c’è un dettaglio elementare che sembra sfuggire, o che magari è stato volutamente omesso in quanto, per alcuni, scontato: Facebook è il manifesto del Vouyerismo che impera nella nostra società.
    Tutti, al giorno d’oggi, parlano di rispetto della privacy…Tutti al giorno d’oggi si battono come leoni e si lamentano se viene dato il proprio numero di telefono, si lamentano per il caso intercettazioni, si lamentano se qualcuno fa domande sulla loro vita privata.
    Una querelle di lamentele e di apparenti tutele della propria intimità, che vengono spazzate via nel momento stesso in cui si decide di accedere al sito.
    Nel momento in cui si inserisce l’email e la password e si accede alla homepage, sembra che tutti decidano di privarsi della loro privacy.
    Resoconti giornalieri, frasi pseudocriptiche indirizzate a non si sa chi che diventano chiare e limpide come una radiocronaca solo leggendo chi commenta in basso, stati civili o presunti tali, foto di ogni tipo, adesione a gruppi che (seppur con le giuste misure critiche, andando con i piedi di piombo nell’usarli per delineare un carattere) bene o male fanno capire il carattere di una persona…

    Orbene, fondamentalmente facebook non è altro che la pratica affermazione dell’incoerenza della massa.
    Chiunque parla con un singolo sentirà dire frasi come “sono cazzi miei” (scusandomi per il francesismo) riferite alle proprie questioni personali, ma basta aspettare che il suddetto singolo torni a casa ed acceda a facebook, per ottenere un resoconto o comunque la chiara spiegazione di ciò che, fino a pochi minuti prima, erano “Cazzi suoi”.

    Ovviamente il mio è un discorso generalista che non esclude la presenza di eccezioni, quelle eccezioni che usano facebook unicamente come chat o come mezzo per contattare qualcuno difficilmente rintracciabile.
    Rimane il fatto che però, in senso ampio e generale, facebook è questo.

    Saluti.

  2. No fammi capire..insegni nella mia Facoltà? Ahhahah!
    Non ci posso credere.

    Ho solcato quei corridoio per quasi cinque anni, ho assisistito e re-sistito alla nascita del nuovo ordinamento e di SdC; ho fatto ben due Saloni dello Studente e un Palio delle Facoltà! Ho pure fatto il part-time in segreteria di Presidenza quando ancora c’era Mineo…e ora, ci sei tu! Che strana la vita!

    Quando scendo se riusciamo dobbiamo vederci. Complimenti, veramente complimenti caro Davide.
    🙂

    Forse adesso che che l’hai vicino, ti accorgerai pure tu di quanto siano simili Taormina e Bergamo Alta! Se posso fare qualcosa per la mia vecchia Facoltà fammi sapere.
    Ciao ciao!

  3. @ Guido
    Non condivido la sua idea fino in fondo.
    Mi rendo conto che Facebook è uno spazio di sovraesposizione e di ultravisibilità e in quanto tale dice bene a considerarlo come manifesto dell’epoca della trasparenza individuale resa tale dai media.
    Ma secondo me è possibile – per quanto in maniera non facile – che FB sia in realtà un’opportunità di gestione della propria visibilità pubblica, oltre che uno strumento per riallacciare rapporti antichi o sfilacciati.

    @ Antonio
    Ebbene si: la mia vita da pendolare dell’insegnamento mi ha portato a stabilizzarmi a Catania. In realtà continuo a viaggiare RM-CT, ma sento questa città sempre più mia.
    Ricordavo delle tue origini sicule e del tuo lavoro-da-filosofo, ma non sapevo di Catania: la cosa mi fa oltremodo piacere.
    Vedersi? Come no: se mi scrivi alla mia email ti faccio avere subito il cell e spero di avere occasione di coinvolgerti per qualche progetto didattico (magari insegnare ai filosofi dove spendere le proprie competenze)…
    Un salutone

  4. Sul riallacciare vecchi rapporti sfilacciati, mi trovo in una posizione discordante dalla sua. Se questi rapporti si sono sfilacciati ed è servito facebook per riallacciarli, qual’era l’effettivo peso di questi rapporti?
    Da fruitore di facebook mi sono accorto che, fra tutti i “vecchi amici” che ho aggiunto su facebook, praticamente con nessuno ho intessuto un rapporto di contatto approfondito. Un saluto iniziale, qualche “come va?” e nulla più.
    Gestione della propria visibilità pubblica? Può darsi…Eppure è assodato che praticamente tutti gli individui pensanti che usano facebook sanno che l’immagine di una persona filtrata da facebook non è veritiera, in quanto determinata fondamentalmente da ciò che si vuol fare vedere.
    Alla luce di ciò mi vengono due conclusioni:

    1-Gli individui si privano della loro privacy volontariamente su facebook

    2-Quest’autoprivazione è mirata e veicolata a lasciar trasparire determinate immagini di se, omettendone altre.

    La somma di questi due elementi mi fa pensare che l’individuo medio utilizzatore di facebook usa facebook per alterare la percezione altrui di se; tutti sanno che è così; tutti comunque cadono in questa rete. Una delle conclusioni può essere che facebook è la volontà dell’individuo di prendere in giro e farsi prendere in giro. Quest’ultima affermazione da intendere in un senso più ampio del mero inganno.

    Potrei avere detto un cumulo di idiozie, ma non so perchè mentre scrivevo i pensieri si concatenavano spontaneamente, ed ho sempre lasciato libertà alla trasposizione dei miei pensieri in parole.

    Saluti!

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