Questa notizia preferisco darvela io, prima che su qualche quotidiano digiuno di scienze sociali (o peggio su un TG nazionale) qualcuno vi dica: “Secondo un gruppo di scienziati americani…”
Un minimo di background.
Uno dei problemi educativi degli USA, sono i precoci comportamenti sessuali negli adolescenti, con annessi comportamenti rischiosi (scarso uso di profilattici, gravidanze in età puberale e così via). Perciò è naturale che fra gli scienziati sociali americani, che studiano i comportamenti degli adolescenti, il problema dell’educazione sessuale sia all’ordine del giorno. Senza cadere nella solita trita riflessione Stati Uniti=puritanesimo.
Una ricerca svolta da un team diretto da Steven C. Martino del Rand Institute e recentemente pubblicata dalla rivista scientifica online Pediatrics, mostrerebbe l’esistenza di una correlazione fra l’ascolto di musica con testi sessualmente degradanti e l’inizio delle attività sessuali fra adolescenti.
Quello che è interessante, è la metodologia di ricerca adottata (è un vizio da ricercatori quello di vedere come sono state fatte le ricerche).
Ecco la procedura in sintesi.
Per prima cosa sono state analizzate le parole di un gruppo consistente di brani musicali rivolti al target degli adolescenti. Usando una tecnica (piuttosto famosa) chiamata analisi del contenuto, sono stati raggruppati i diversi brani lungo un continuum che dall’amore romantico arriva fino al sesso esplicito. La divisione si è resa necessaria in quanto il 40% circa della musica prodotta nella metà degli anni ’90 contiene riferimenti – più o meno espliciti – al sesso.
Una volta identificati i brani più sessualmente degradanti (oggettificazione del corpo femminile, descrizione di atti sessuali violenti, ecc. ecc.) sono state condotte 1461 interviste ad adolescenti americani (12-17 anni) volte a rilevare il loro comportamento sessuale e la loro fruizione musicale (cosa e quanto) e tali interviste sono state ripetute dopo 1 anno e dopo 3 anni dall’intervista originaria.
I risultati della ricerca indicano che gli adolescenti che dopo tre anni ascoltavano musica con contenuto sessuale degradante, mostravano una vita sessuale molto attiva, cosa non ricontrata con gli ascoltatori di musica con contenuto sessuale non degradante.
Cosa vuol dire ciò?
Secondo gli autori dello studio, questa può essere considerata una prova del fatto che gli adolescenti usano la musica come un archivio di modelli di comportamento (gli psicologi cognitivi lo chiamano script) e spesso mettono in pratica le indicazioni di comportamento che la musica da’ loro, quindi anche un comportamento sessuale maggiormente attivo.
Caveat.
E’ la solita questione dell’uovo e della gallina: è la musica sessualmente esplicita ad incitare all’attività sessuale, o sono i soggetti sessualmente più attivi che preferiscono ascoltare musica sessualmente esplicita perchè vicina alla loro esperienza?
Difficile dirlo con certezza: anche perchè la correlazione (statistica) dice che se c’è A (musica con liriche degradanti) c’è anche B (comportamenti sessuali attivi), ma non dice il perchè (come giustamente ricorda il comitato di valutazione dell’articolo).
Comunque, per dirla con una battuta: la droga forse no, ma sesso e rock’n’roll sembrerebbe che siano connessi.
Fan di Claudio Baglioni siete avvisati: attenti ai vostri partner se ascoltano Vasco Rossi! 🙂
Exposure to Degrading Versus Nondegrading Music Lyrics and Sexual Behavior Among Youth
Martino SC, Collins RL, Elliott MN, Strachman A, Kanouse DE, Berry SH. Pediatrics, Vol. 118, No. 2, Aug 2006, pp. e430-e441.