Il nostro secolo ha abdicato alla verità per lasciare spazio alla verificabilità, con tutti gli svantaggi del caso. Soprattutto in questa guerra, in cui il problema vero non è neanche la post-verità, ma la post-realtà.
Per capire cosa succede, allora, occorre affidarsi non al giornalismo, ma alla deontologia giornalistica, unico strumento sulla cui base costruire un dialogo con i nostro interlocutori.
Il contesto di riferimento però non è più la post-verità, ma la post-realtà: ovvero nel XXI secolo le persone che ci sono accanto potrebbero non vivere nello stesso mondo sociale e informazionale in cui viviamo noi.
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In pratica post-verità vuol dire che è possibile fare qualsiasi affermazione, ma esiste un sistema per verificare se l’affermazione esprime un fatto oppure no. La frase “l’ospedale di Mariupol non è stato bombardato” è vera in un’ottica di propaganda, è falsa in un processo di verifica dei fatti. Questo vuol dire che l’unico strumento che noi abbiamo per capire cosa sta accadendo in Ucraina è affidarci non al giornalismo, ma alla deontologia giornalistica.
[…]Chi è che garantisce le regole della verificabilità sono le persone che si riconoscono in quelle regole: ovvero è la comunità l’istituzione che garantisce le regole della verificabilità. La comunità dei virologi garantisce per l’affidabilità dei vaccini, la comunità dei no-vax ritiene che i vaccini non siano affidabili perché ha regole di verificabilità diverse dai virologi: per i virologi vale il metodo scientifico, per i no-vax vale il metodo politico (“non mi fido delle case farmaceutiche”, per esempio). Per questo non è possibile convincere un no-vax radicale: perché vive in una comunità che ha altre regole di verifica della consistenza dei fatti.
Come fa il no-vax a vivere in questa comunità? Grazie ai mezzi di comunicazione, che ormai non possiamo più chiamare “di massa” e che servono per rinsaldare un patto sociale e comunicativo. Se io sono un no-vax, conosco e condivido il ragionamento dei no-vax, seguo pagine Facebook no-vax, ascolto le verità dei medici no-vax, considero accettabili decisioni no-vax (per esempio fare trasfusioni di sangue solo di persone non vaccinate), eccetera.
In pratica il no-vax non vive nello stesso mondo in cui viviamo noi: vive in una realtà parallela.