La cosa bella di questi ultimi anni è che grazie al computer l’arte ha assunto forme di rappresentazione sempre nuove che l’hanno resa – se mai ce ne fosse bisogno – sempre più vicina a scienze come la matematica o la fisica.
Per intenderci: una volta il massimo della scienza nell’arte erano – cito a caso – le distorsioni anamorfiche di Hans Holbein (Gli ambasciatori) o le strane tassellature di Mauritius Escher.
Oggi invece abbiamo un settore più ampio dove scegliere le nostre immagini preferite.
Per esempio John Maeda del Media Lab del Massachussets Institute of Technology (per gli amici, MIT) lavorando con software appropriati, ha prodotto delle immagini molto affascinanti che a prima vista sembrano fatte di strani pixel, ma che in realtà sono fatte con elementi di cibi e altro.
Per esempio l’immagine sopra è fatta con il collage di 63 tipi diversi di barattoli dell’ormai famosa zuppa della Campbell.
Maeda ha raccolto le immagini prodotte con questa strana tecnica in una mostra dal titolo F00D (F-zero-zero-D) che risale ormai al 2003. Ma se siete interesati ad altri suoi lavori potete andare sul suo sito Maeda Studio, mentre se siete interessati alla sua filosofia progettuale Simplicity è il suo blog.
Perchè Technology Review ne parli adesso, è una cosa che dovremmo chiedere agli editor della rivista.
PS: Se siete info-designer e pensate "vorrei essere al MIT per vedere tutte queste persone innovative", sappiate che Maeda è stato in Italia nel 2003 invitato Dall’Interaction Design Institute di Ivrea.