Fantapolitica cinematografica?

In questi giorni di lotta al terrorismo, messa in discussione delle libertà civili e rapimenti in tempo di pace a scopo di tortura da parte di paesi occidentali, mi è venuto in mente un film.

Si chiama Attacco al potere (The Siege, USA), il regista è Edward Zwick ed ha come protagonisti Denzel Washington, Annette Bening e Bruce Willis.

La trama è questa.
Un gruppo di agenti antiterrorismo dell’FBI capeggiati da Anthony Hubbard (Denzel Washington) sono in allerta perchè hanno avuto la soffiata che uno sceicco arabo finanziatore della Jihad, ha intenzione di proseguire la sua lotta anti-americana sullo stesso suolo statunitense. E così accade.
Si comincia con un autobus in cui si lascia esplodere un kamikaze imbottito di esplosivo, dopodichè toccherà alla stessa sede dell’FBI, in cui perderanno la vita quasi tutti gli uomini della squadra antiterrorismo di Hubbard.  A nulla vale il buon esito dell’operazione di eliminazione di una delle cellule terroristiche.
L’opinione pubblica è sconvolta, soprattutto in seguito ad un attentato a New York tanto spettacolare quanto disastroso: [inserire voce 1]

Il presidente degli Stati Uniti è dubbioso se passare la questione all’esercito, il cui comandante William Deveraux (Bruce Willis) è deciso ad agire con il pugno di ferro.

Di diverso avviso Hubbard il quale pur fiaccato nei mezzi, grazie all’imprevisto aiuto di un capo della CIA Elise Kraft (Annette Bening) tiene sotto controllo un giovane arabo di nome Samir dei territori occupati residente a New York su cui gravano enormi sospetti. L’arabo è intimo dell’agente delle CIA Kraft, per cui Hubbard sospetta che la Kraft non sia lucida nel giudicare l’operato di Samir.

Nel frattempo la situazione precipita e il governo americano è costretto a prendere una decisione tanto dura quanto necessaria: [inserire voce 2].
Hubbard viene esautorato e la direzione delle operazioni vengono prese da Deveraux il quale per mostrare che non scherza decide di [inserire voce 3].

La situazione ormai sta precipitando, Hubbard chiede spiegazioni di alcune cose alla Kraft – di cui si scopre che il vero nome in realtà è Sharon Bridger – che le rivela di averne riconosciuto il modus operandi. Infatti è stata lei ad addestrare le cellule dormienti, nel periodo in cui la CIA si appoggiava ai giovani dei territori occupati palestinesi per catturare lo sceicco Talal durante la guerra del Golfo. Kraft/Bridger dice che il sistema delle cellule dormienti è stato inventato dalla CIA per far si che una volta che un gruppo è stato scoperto, un altro può proseguire l’opera senza rallentamenti.

Hubbard decide di non farsi da parte così come vorrebbe Deveraux, e con i suoi fedelissimi e sfruttando il debole di Samir per la Kraft/Bridger, si fanno dare il nome di un sospetto egiziano coordinatore delle cellule dormienti. Proprio durante l’operazione di cattura dell’egiziano, vengono intercettati da Deveraux che decide di essere lui a prendere il sospetto che sottoporrà a tortura, nonostante la disperata opposizione di Hubbard.

Ma le cose di li a poco sono destinate a prendere una piega completamente diversa. Non vi dico il finale per non rovinare la sorpresa a chi di voi vorrà vedere il film.

Vi lascio solo il “gusto” di comporre il puzzle suggerendovi le informazioni che non ho scritto esplicitamente.

Voce 1
A. l’esplosione del teatro di New York durante una serata di gala.
B. L’abbattimento delle Twin Towers.

Voce 2
A. Istituire la corte marziale, sospendendo i diritti civili.
B. Promulgare il Patriot Act, sospendendo alcuni diritti civili.

Voce 3
A. Rinchiudere tutti gli immigrati di origine araba negli stadi.
B. Schedare agli aeroporti tutti gli stranieri che vengono negli Stati Uniti.

A seconda se mettete la lettera A o la lettera B avrete la trama del film o un riferimento all’attuale situazione politica USA (forse un po’ romanzata)

Comunque il film è di una preveggenza quantomeno inquietante: è del 1998.

2 thoughts on “Fantapolitica cinematografica?

  1. Forte ! Per la screscente importanza della cina e per il ruolo delle Nazioni Unite spero che "L’arte della guerra" non sia altrettanto premonitore.

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