Nel numero di Internazionale (la famosa rivista del gruppo l’Espresso che traduce una scelta dei migliori articoli apparsi sulla stampa di tutto il mondo) in edicola a partire da oggi , il celebre linguista italiano Tullio De Mauro ricostruisce la genesi di una parola a me piuttosto cara.
Qui sotto trovate l’articolo per sapere qualcosa in più sul termine “tecnoetica”.
[Thanks to Vincenzo]
…a questo punto bisogna avvisare De Mauro che Tecnoetica è anche il blog italiano più importante sul tema 😉
Ciao Davide, è allucinante: Proprio oggi ripenso a te, e manca poco che ti ritrovo su Internazionale, lo prendo come un segnale 😛
A presto!
Ciao Davide, è allucinante: Proprio oggi ripenso a te, e a momenti ti ritrovo su Internazionale 😛
A presto!
Montreal, 25 aprile 2007
Egregia Direzione della rivista internazionale,
vi scrivo in seguito alla pubblicazione nella vostra bella rivista dell’articolo di Tullio De Mauro “La parola: tecnoetica”nel numero del 20/26 aprile 2007.
Mi occupo di tecnoetica in qualità di Docente di Teoria e metodo dei mass media e Direttore del programma di Ricerca/PhD M-node a Milano, sono allievo e collega del Professor Roy Ascott con il quale mi trovo in questo momento a Montreal per un convegno internazionale del Planetary-Collegium, organismo di studio e ricerca che si occupa appunto di tecnoetica.
Volevo precisare che nella definizione da voi riportata c’è un grave errore che va subito chiarito per evitare futuri fraintendimenti culturali. Infatti Tullio De Mauro definisce il termine come: “tecnoetica ‘etica delle/per le tecnologie e loro produzioni”. La parola, nella forma inglese, technoethics, sostiene De Mauro, è nata in ambito particolare. Se ne attribuisce la coniazione a Roy Ascott, professore di technoethics art a Plymouth, in Gran Bretagna. Ascott la introdusse sul finire degli anni novanta studiando l’etica della progettazione industriale.” (sic!)
In realtà la parola non nasce nell’ambito della progettazione industriale ma bensì in ambito estetico-artistico e non è direttamente collegata alla parola etica: infatti secondo Ascott, che De Mauro cita correttamente come il coniatore di questa parola, “il termine è una unione tra Tecné e noetikos: Tecnoetica è quella speculazione che concerne l’impatto della tecnologia sui processi della coscienza. La tecnologia può essere telematica, digitale, genetica, vegetale, moist (letteralmente emulsionata), linguistica….” Secondo Roy Ascott “le tecnologie oggi disponibili hanno un impatto sulla coscienza e si sono trasformate nel substrato dell’arte del terzo millennio, in particolare le tecnologie più interessanti si definiscono nell’incrocio tra telematica, biotecnologia, nanotecnologie, e informano il processo degli artisti, dei progettisti, dei performers, degli architetti.”
Secondo lo stesso Ascott la definizione estetica del suddetto paradigma tecnologico contemporaneo sarà tech-noetica, cioè una fusione di che cosa conosciamo e possiamo ancora indagare sulla coscienza (noetikos) con ciò che possiamo fare e finalmente realizzeremo attraverso la tecnologia.
Insomma la tech-noetica non deve essere assolutamente confusa con la tecno-etica. A tale proposito cito un estratto del libro che sto scrivendo per la Meltemi editore sull’arte sincretica in cui è presente la seguente testimonianza: “la sera del 3 maggio 2006 mi trovavo a cena al Brutto Anattrocolo, in via torricelli a Milano, ero là in compagnia di Paolo Atzori, architetto digitale, Antonio Syxty, regista teatrale e Antonio Caronia, tecnofilosofo, stavano esplorando l’ipotesi di mettere in scena al Teatro Litta la versione teatrale del romanzo Solaris e discutendo della drammaturgia. Antonio Sixty era molto interessato ai discorsi tra me e Caronia sull’arte sincretica e sulle nuove tecnologie, a quel punto personalmente chiesi ad Antonio Caronia di definirmi la tech-noetica e lui mi disse che, “forzando un po’, ma approfittando di una felice coincidenza – il neologismo si potrebbe scomporre non solo nel modo canonico: , ma addirittura in tre parti, con un assorbimento della consonante “n”, così: , introducendo insomma la dimensione cognitiva, mentale, come elemento di mediazione fra la dimensione pratico-tecnica e quella comportamentale-normativa: senza “nous” non ci può essere “ethos”, o sinteticamente: ogni “tecnoetica” è necessariamente una “tecno-noetica”. Ricordo anche che la prima comparsa del termine si trova nel testo, When the Jaguar lies down with the Lamb: speculations on the post-biological culture. Prima pubblicazione in portoghese: Ascott, R. 2003. Quando a onça se deita com a ovelha: a arte com mídias úmidas e a cultura pós-biológica. In: DOMINGUES, D. (ed). Arte e vida no século XXI. São Paulo: Editora UNESP. Pp.273-284.
In seguito a ciò vi chiedo cortesemente di pubblicare questa doverosa precisazione in modo che non si creino fraintendimenti e false visioni relative a un concetto e a un ambito di speculazione critica che, almeno per alcuni, si pone al centro di ogni ragionamento sul contemporaneo e che oggi, in un momento in cui l’innovazione è ben più di una esigenza, è centrale nello sviluppo di nuove idee sia in ambito universitario che nella società civile.
Francesco Monico
Professore di teoria e Metodo dei Mass Media, NABA
Direttore PhD M-Node, Milano
PhD CAiiA
Fellow McLuhan Program in Culture & Technology
A proposito dell’arte sincretica su cui sta scivendo il prof Molteni,mi piacerebbe avere sue delucidazioni sull’ origine ed il significato del termine e le sue possibili estensioni odierne.
Due anni fa ,infatti, ho utilizzato questo termine ( credo in origine applicato in chiave religiosa)per indicare il nuovo gruppo artistico da me fondato e volto ad una ricerca di sintesi storica ed interetnica tra diversi stili e linguaggi artistici (antichi e contemporanei) all’interno di una singola opera .
(Avrei contattato direttanente il prof.Molteni ma non riesco a trovare sul web la sua email e spero possa rispondermi qui o direttamente .)
Grazie
Angelo Mazzoleni -artista, autore (del manifesto della nuova arte sincretica) e presidente dell’associazione gruppo arte la ricerca .-Bergamo.
[email protected]
Gentile Angelo,
il consiglio che ti do è quello di mandare una mail a Francesco Monico, che sarà molto più in grado di me di darti indicazioni pertinenti sui temi su cui stai facendo ricerca.
Ciao e grazie di aver partecipato alla discussione.