Il computer-con-le-scarpe-da-tennis, l‘uomo bionico, la donna bionica, i bambini progettati in Gattaca, i Borg di Star Trek.
Cosa hanno in comune?
Che sono personaggi che popolano l’universo fantascientifico che si interroga sul rapporto uomo-macchina.
Ma forse i problemi che sollevano è bene cominciare a farceli adesso, prima che il futuro ci trovi impreparati.
Demos in collaborazione con il Wellcome Trust, ha pubblicato un rapporto dal titolo Better Humans? The politics of human enhancement and life extension, dove sono chiamati a rispondere di questi scenari alcuni dei più interessanti protagonisti del dibattito pubblico (e quindi politico-sociale) della scena culturale made in UK (Rose, Turney, Franklin, eccetera) .
Gli articoli sono enormemente affascinanti, non tanto perchè ci si debba necessariamente occupare adesso di queste tematiche, ma soprattutto perchè invitano a riflettere su quale sia lo statuto della condizione umana contemporanea.
In altri termini: cosa vuol dire “essere umano” alla luce degli sviluppi attuali e futuri della scienza nel 2006?
Qui accanto potete vedere una straordinaria tabella (parziale, cliccateci sopra per la versione completa) delle tecnologie/tecniche che attualmente permettono l’ampliamento (enhancements) delle facoltà umane presenti nel saggio di Paul Miller e James Wilsdon.
Quello che rende la tabella interessante è che una picola parte delle metodiche citate sono possibilità di sviluppi futuri. Tutto il resto è ampiamente disponibili adesso.
Se questi dati non ci facessero pensare, consiglio la lettura del capitolo sullo sviluppo della cultura transumanista (The transhumanists as tribe di Greg Klerkx).
Se lo leggete ripetete sempre mentalmente: “non sto leggendo un raconto di fantascienza”.
Vedrete le cose da un altro punto di vista.
Se invece siete curiosi, il rapporto completo può essere scaricato da qui (e distribuito in versione Creative Commons).
Ultimo appunto (squisitamente personale).
Non l’ho ancora letto, ma solo per il titolo vale la pena dargli un’occhiata: Nip/Tuck Nation di Decca Aitkenhead