Internauti asociali? No. E basta


Tutti noi che abbiamo cominciato da veri entusiati a utilizzare internet fin dai primordi, eravamo affascinati non solo dalla possibilità di accedere a una grande quantità di materiali provenienti da ogni parte del mondo, ma anche dalla possibilità di conoscere gente nuova e – 50% del divertimento – in un modo sostanzialmente diverso.

Chat, forum, newsgroup, website personali: tutti a nostra disposizione per crearsi un nuovo amico di email (aggiornamento dell'”amico di penna”, sbiadito ricordo scolastico per aiutarci nella conoscenza delle lingue).

Ma ecco che alla TV si sentiva tuonare il filosofo/sociologo/psicologo/pedagogo di turno che tuonava: “Ahinoi. Queste nuove tecnologie della comunicazione portano al’isolamento delle persone, che stanno chiuse in casa davanti uno schermo. Dove andremo a finire…”.

Già questi stereotipi sono stati demoliti da circa dieci anni di studi sociologici seri, che in realtà facevano notare quanto internet fosse uno spazio sociale. Quindi il problema era esattamente il contrario: sovrasocializzazione (troppi contatti sociali) invece che isolamento sociale (nessun contatto sociale).
La fregatura stava nel fatto che questi studi erano relegati nelle riviste accademiche specializzate in questi temi e difficilmente incontravano l’interesse (o semplicemente lo sguardo) di un giornalista che aiutasse a sfatare questo stereotipo (tranne se doveva fare la recensione di Rheingold “Comunità virtuali”).

Oggi le cose sono diverse.
Dal giornalista al “giornalettista” (qualifica che non dipende dalla testata che ospita il pezzo del suddetto), ormai sono tutti concordi nel ritenere la rete uno strumento – quantomeno – un po’ più complicato di quello che avrebbero voluto i difensori dei “Bei vecchi tradizionali contatti faccia a faccia con le persone”, molto spesso cariatidi ammuffite che incontravano difficoltà persino a mettere la vibrazione al cellulare.
(ATTENZIONE: è un sacrosanto diritto non saper usare cellulari, internet e compagnia bella. Basta poi non pontificarci sopra…)

Qualora non bastassero tutti questi studi ecco che arriva puntuale la nuova ricerca del Pew Internet a ricordarci questo fenomeno. Titolo del report: “The Strength of Internet Ties” (che a noi sociologi ricorda il classico articolo di Mark GranovetterThe Strength of Weak Ties“, strepitoso saggio di social network theory).

Cosa dice questa ricerca?
Facendo proprie le riflessioni sul networked individualism di Barry Wellmann coautore della ricerca (secondo cui le persone appartengono non più ad una sola rete sociale ma ad un sistema di reti sociali), questo studio giunge alla conclusione che la capacità di far parte di questo sistema aumenta la possibilità di espandere la propria esperienza sociale, e i media internet based aiutano a gestire questa tipologia di relazioni.
Non solo.
Vengono distinte due forme di legami sociali (ties):
Core ties: contatti con persone con cui si è in relazione profonda per vari motivi (emotivi, amicali, …)
Significant ties: contatti con persone fuori dai core ties ma che comunque giocano un ruolo importante in alcune situazioni particolari (consigli, consulenze, richiesta di informazioni). Potremmo dire che sono la variante moderna di quelli che una volta si chiamavano opinion leader.
Questo – in soldoni – la base teorica.

I risultati?
Eccone alcuni:
1. L’email è lo strumento migliore per gestire i contatti sociali con reti molto ampie.
2. L’email è “glocalizzatrice”, connette persone che vivono molto lontano, ma anche persone che vivono vicine.
3. L’email non rimpiazza i contatti faccia a faccia o telefonici.
4. Le persone usano internet per coinvolgere le proprie reti sociali nelle decisioni che considerano importanti sulla propria vita.
5. Gli americani per stare in contatto usano email, instant messaging, SMS, PDA, cellulari.
6. Gli utenti interne hanno reti sociali molto più grandi dei non-utenti.

Eccetera.

Se la cosa vi interessa, potete scaricare il report e dargli un’occhiata. Troverete informazioni molto interessanti.
Altamente consigliato per zittire – qualora ce ne fosse ancora bisogno – i sostenitori dei “bei vecchi tempi quando….”

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