Miss Bimbo: etica dei videogiochi per aspiranti veline

Se avete o non avete figli, poco importa: immaginate la seguente situazione.

Lascereste giocare vostra figlia adolescente su un videogioco online in cui temi come l’essere alla moda, carine, usare la chirurgia plastica o diete estreme sono gli obiettivi del vostro avatar che verrà così ricompensato quanto più si adegua alla condotta modaiola?

In queste ultime ore sta impazzando la polemica su diversi siti internet a proposito del sito internet Miss Bimbo (o Ma-Bimbo se lo cliccate in francese).
Nessuna paura, non si tratta di un sito pro-pedofilia: la traduzione italiana del francese “bimbo” equivale più o meno alla nostra “velina”. Ma questo non impedisce che il sito faccia “paura” da altri punti di vista.

Il sito si presenta come un classica applicazione di tipo web 2.0 sviluppata in Francia da Nicholas Jacquart e recentemente esportata in UK.
Una volta registrati ed effettuato il login, si ha a disposizione un avatar femminile il quale può essere plasmato non solo ritoccando occhi, vestiti e acconciatura, ma anche la struttura del corpo usando diete, pillole dimagranti, chirurgia plastica, abbronzatura a base di raggi UVA e così via dicendo.
Per quale scopo? Per lo stesso motivo per cui frequentare Second life: vedere gente, fare cose, con un obiettivo preciso però “Diventare la più cool, la più ricca, e la più famosa velina del mondo intero”.
Secondo il gioco, la strategia da seguire è la seguente (traduzione mia un po’ alla buona):

1. Cambia il tuo squallido taglio di capelli per diventare una bionda popolare con dei codini fighissimi
2. Affitta il tuo appartamento e goditi il tempo nella tua casetta
3. Iscriviti ad un corso di formazione e trovati un nuovo eccitante lavoro

Non male per un gioco che si presenta come virtual fashion game.
Attenzione però: per comprare tutto il paraphernalia per essere una velina che si rispetti (con tanto di boyfriend) bisogna usare dei bimbo dollar che vengono forniti al momento della registrazione. Quando finiscono, si possono acquistare atrraverso semplici SMS dal telefonino.
Se non bastasse quanto sopra per alzare il livello di guardia, consiglio di leggere il reportage di chi ci è già stato.
Qui trovate altri dettagli sul rutilante universo della velina avatar, mentre sopra trovate un grafico che descrive l’andamento del traffico del (dei) sito (siti) nell’ultimo anno.

Sito che fa “paura”…, alzare il livello di guardia: sono diventato improvvisamente anti-videogame?
No. Ci sono ben 2 motivi che rendono il sito piuttosto problematico dal punto di vista etico.

1. Il messaggio che manda
“Se vuoi avere successo nella vita devi essere bella e piacente a qualunque costo”. Questa affermazione può essere frutto di libera scelta da parte di una donna che ha fatto le sue esperienze ed ha deciso di adottare questo approccio alla vita.
Scelta discutibile, ma non per questo impraticabile. E io non mi considero così fintamente moralista da dire frasi fatte e banali come: “Conta quello che si ha dentro, non quello che appare fuori”, sappiamo tutti come funziona il mondo: basti pensare a quelli che non avendo di meglio da fare dopo le feste pasquali ci ricordano che abbiamo messo su qualche chilo.
Il punto non è questo.
Il punto è presentare questa affermazione come l’unica possibile a una bambina dai 9 anni in su.
Il videogioco per il tipo di target a cui si rivolge, rischia di dare un’immagine distorta della femminilità e del tipo di ruolo che la donna – volente o nolente – copre nella società.
Una cosa è dire con – più o meno – consapevolezza: voglio fare strada nella società grazie alla mia avvenenza, un’altra è inculcare questa idea a dodicenni ignare delle altre soluzioni possibili già vessate dalla competizione a scuola con le altre compagne/amichette (tra l’altro spesso dietro a queste competizioni ci sono i genitori, ma è un altro discorso).

2. L’uso che si può fare delle informazioni raccolte con il gioco
E’ un livello sotterraneo, poco evidente ma non per questo meno pernicioso.
Il target a cui il videogioco si rivolge è lo stesso che ha decretato il successo di prodotti come le Winx, le Bratz, le scarpe Lelly Kelly e così via dicendo, dando vita a mercati redditizi e interessanti.
Ovviamente da parte mia nessuna demonizzazione dei marchi su esposti, anzi, massimo rispetto per chi è riuscito a dar vita a quei prodotti.
Ora se uno stuolo agguerrito di 12enni comincia sistematicamente a giocare la vita virtuale del proprio bimbo-avatar, si trasformano in un vero e proprio laboratorio costantemente monitorato attraverso le possibilità performative rese possibili dal gioco. Detto brutalmente: se mi accorgo che la bimbo-community in prevalenza sceglie per i propri avatar capelli chiari o rossicci, colori di pelle bruni o ambrati, queste sono informazioni che per me possono trasformarsi in indicazioni di mercato (che ne so: bambole con i capelli chiari o make up per dodicenni per rendere più scura la pelle..).
Un po’ come ha fatto il sito della Fiat 500 per valutare quali sarebbero stati gli accostamenti colore carrozzeria/colore degli interni più desiderati attraverso il 500 Video Configurator per la personalizzazione della 500 virtuale.
Oppure come quella puntata dei Simpson in cui la scuola di Bart e Lisa per evitare la bancarotta viene finanziata da una società di giocattoli che usa le ore di lezione come dei focus group per sviluppare un nuovo tipo di giocattolo.
Obiezione: ma non raccolgono questo tipo di informazioni TUTTI i siti di social networking e MMOG compresi?
Certo che si. Solo che in quei siti la maggiore età è un ottimo strumento per un uso mediato di tali applicazioni, mentre nel caso di Miss Bimbo la cosa è un po’ più complicata.
Siamo sicuri che le strategie (e la consapevolezza) che un ventenne usa per personalizzare il proprio avatar dentro Second Life siano le stesse che usa una dodicenne per la propria Miss Bimbo?

Esistono vie d’uscite da questa situazione?
Secondo qualcuna ce n’è.

1. Sdrammatizzare il messaggio
L’unico strumento per ridimensionare gli effetti – presunti beninteso – di questo gioco è quello di sdrammatizzarlo.
Ovvero i genitori dovrebbero parlare con le figlie di quello che fanno fare al proprio avatar e di farle riflettere su quali potrebbero essere le conseguenze paradossali se le stesse strategie venissero usate nel mondo reale. Solo in questo modo si possono lenire gli effetti deleteri che un messaggio senza mediazioni potrebbe portare con sé.
In realtà questo ragionamento vale sempre: la famiglia è un contesto educativo potentissimo che non può essere surrogato dalla televisione o da altri baby sitter digitali (come internet o la Playstation).
Ovviamente c’è sempre la soluzione della censura – con programmi tipo Netnanny – ma a mio parere la cura sarebbe peggiore del male, basta ricordare la famosa frase di Freud “Dove c’è un tabù c’è un desiderio”.
E poi i bambini sanno perfettamente decodificare i messaggi provenienti dai media, con l’unico difetto di non saperli contestualizzare e quindi dar loro il giusto peso: basta trattarli come persone e loro si comporteranno come persone.

2. La raccolta delle informazioni
Su questo mi dispiace, ma vale lo stesso che per i MMOG/social network per maggiorenni: non c’è nessuna soluzione

Voi che ne pensate: Miss Bimbo è una fonte di femminilità distorta?
Come ci si dovrebbe comportare con siti di questo genere?

Concludo con una piccola nota di colore.
Internet trova sempre il suo modo per fagocitare fenomeni simili ed ecco una serie di clip musicali fatti dalle bimbo-dolls mentre cantano: Crazy in Love, Baby One More Time, Holiday.
Annotazione: secondo voi i brani scelti sono un caso…. secondo me no. 🙂

7 thoughts on “Miss Bimbo: etica dei videogiochi per aspiranti veline

  1. Il videogioco contribuisce ad ampliare l’immagine distorta che si ha oggi della bellezza e del corpo, soprattutto femminile, ed io in qualità di donna mi rifiuto a credere che certe cose vengano ammesse.

  2. Se ti riferisci a MissBimbo, non posso che concordare, e non credo che sia necessario essere donna per cogliere la sottile violenza intrinseca nel progetto.

    Ciao

  3. Bellissimo articolo. Molto ben argomentato.
    Stavo facendo una piccola ricerca su quella che vorrei chiamare la “demonizazione” dei baby-sitter virtuali (dalla TV, che fu la mia, alla ps2 o consolle equivalente) e questo articolo mi ha dato uno spunto in più.
    Condivido e quoto su tutti i fronti quanto detto sul ruolo della famiglia. E proprio da qui partiva l’idea per l’articolo che volevo scrivere. In sostanza dalle famiglie arriverebbe questo allarme videogiochi mentre secondo me sono le famiglie che non sono più in grado di avere un ruolo importante nella vita dei figli. E su questo on si può giocare a scaricabarile!
    Opinione di una persona che di figli non ne ha, ma che si ricorda di quando figlia lo è stata lei e di tentazioni ce n’erano parecchie comunque.

    Non posso nemmeno condividere quello che dice WhiteAngel perchè su Internet, mondo libero che libero e senza censure deve rimanere (per carità!), c’è posto per tutto anche per questo. L’approccio alle cose è sempre fondamentale ed imprescindibile. Mi indigna di più che lo stesso messaggio passi attraverso altri media (TV pubblica e privata). Ma in realtà il messaggio in sé è sterile se ai figli si danno i mezzi per codificarlo.

    Grazie per lo spunto di riflessione sul mondo di internet.
    Manuela

  4. Grazie per le tue osservazioni e per i complimenti (sempre molto graditi).
    In realtà di solito mi considero profondamente liberale, ovvero autonomia della persona contro censure e scelte predeterminate da altri.
    Ma in questo caso, il taget si riferimento non sono persone completamente formate, e non vorrei che la riflessione liberale e libertaria diventasse una argomentazione come la parodia immaginata da Che Guevara “Libera volte in libero pollaio” 🙂

  5. In altri forum ho trovato post scritti da persone che si meravigliano dal fatto che l’innovazione spesso impaurisci, come il caso si second life. Si cerca di affermare il caso second life nel settore della didattica, e questo potrebbe anche starci con dei contro non indifferenti. Ma io dico a queste persone sostenitrici di SL di non meravigliarsi così tanto. Il mio punto interrogativo è: perchè un’innovazione che può apportare benefici alla società non ha mai successo per i suoi risvolti positivi, ma si afferma sempre per attività squallide come il caso di missBimbo?

  6. Io sono del papere che il web 2.0 e le sue applicazioni nel complesso sia “sano”, anche se esiste chi sviluppa applicazioni per motivi discutibili.
    Anche se credo che il tam-tam mediatico su questi fenomeni tenda ad offuscare il “buono” che c’è in questi spazi sociali.

  7. il tam tam mediatico offusca il buono che c’è in questi spazi parlado del lato oscuro del web 2.0 oppure nel bene e nel male i media ne parlano ma comunque siamo noi ad essere sempre più attratti da ciò che non è sano ed è deleterio??? Siamo più obiettivi, i media riflettono noi e se non siamo noi i primi a cambiare atteggiemento si andrà avanti sempre in questo modo e le nostre accuse ai media non sono altro che uno scarica barile.
    Nessun pazzo venderebbe un prodotto che nessuno acquista.

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