CSI e la Grande Mela

Inizia alla grandissima la stagione televisiva 2006 sulle reti in chiaro del gruppo Mediaset (in una tv che va verso il satellite e il digitale terrestre, meglio specificare :-)).
Per tutti gli appassionati del genere ecco fare ingresso su Italia 1 il nuovo spin-off della serie: CSI:New York.

Cosa dire: come al solito si tratta di un prodotto molto ben fatto.

Mi sembra che i personaggi non siano così schematici, soprattutto Gary Sinise/Mark Taylor nella parte dell’inconsolato vedovo da 11 settempre (ho sempre ammirato il tempismo cronologico delle serie tv americane).
Inoltre la location è di quanto più complesso ci sia da gestire. New York ha bisogno di uno sforzo di caratterizzazione che la rendano meno cartolina o meno “già vista”.
La giungla d’asfalto rappresentata dalla Big Apple ha bisogno di una connotazione che renda plausibile il primo piano dato ad un gruppo della squadra scientifica.
Cerco di essere più chiaro: il nostro immaginario noir è meno sviluppato e connotato rispetto a Las Vegas o rispetto a Miami (Miami Vice permettendo :-)), perciò dare un ruolo da primo piano ai detectives della scientifica (la nemesi di un detective hard boiled) può risultare meno artificioso.
Mentre per New York la situazione è diversa: è la città simbolo di tutta una generazione di polizieschi duri e molto giocati on the road. Basti pensare a NYPD (per non non addetti New York Police Department).
Quindi è più difficile rendere ottimale il mix di situazioni investigazione e laboratorio, che tanto rende affascinante CSI.
In soldoni: Las Vegas (e Miami) va bene se devi acchiappare i cattivi stando dentro un laboratorio, invece New York è più un posto per bassifondi e cazzotti…
Comunque, vedremo.

La settimana appena trascorsa ha visto la messa in onda di ben quattro episodi tra giovedì 12 e venerdì 13 gennaio.
Giovedì è stata la volta dell’inaugurazione della serie: il primo episodio dal titolo “Il battito degli occhi” (Blink) ha come protagonista un serial killer che si diverte a tenere in coma vigile delle donne. Un po’ deludente in quanto il contributo della competenza scientifica è quantomeno marginale.
Il secondo episodio – “Creature della notte” (Creatures of the night) – è strutturato in due casi. In uno uno stupro avvenuto a Central Park, la tipologia di tracce trovate addosso la vittima permettono di ridurre notevolmente l’area di indagine. Nel secondo invece un topo si è mangiato il proiettile che ha ucciso un tossico sempre in Central Park, la parte più curiosa è il recupero della “povera” bestia. Anche in questo caso il contributo dell’analisi scientifica è meno rilevante (molto più rilevanti i techno-gadget).

Venerdì la serie ha subito una caratterizzazione più precisa.
Ne “Lo scheletro” (American Dreamers), il gruppo è impegnato nell’identificazione di uno scheletro trovato in una rimessa degli autobus, la cui datazione tramite analisi chimica delle ossa rivela che il cadavere risale alla fine del 1987.
Odio mortale” (Grand master) è l’episodio che vede una parte della squadra indagare nella morte di un DJ vincitore della Deejay Master Championship. In questo caso è l’analisi audio ad avere un ruolo di primo piano, perchè permette di trovare sulla casella di posta vocale della vittima, una minaccia lasciata con un codice particolare. E qui si apre una cosa molto interessante. Grazie all’aiuto di un DJ, si scopre che il codice usato è il TTM, ovvero il Turntablist Transcription Methodology (qui trovate il manuale in italiano), una metodologia che permette di trascrivere le pratiche di scratching dei DJ. Molto interessante. L’altra parte della squadra invece è impegnata nella morte di una stilista di moda, avvelenata dal veleno del pesce palla. Di mezzo c’è una pratica quasi-feticistica di alcuni ristoranti giapponesi (quanto sarà vera?)

Allora: quali le caratteristiche salienti della serie?
La componente scientifica ancora non ha un suo ruolo di primo piano: le prove sono importanti, ma è altrettanto importante farsi un’idea degli avvenimenti sulla base della natura umana.
I personaggi sono definiti in maniera molto meno rigida: per esempio l’ispettore Sinise/Taylor è un sentimentale, ma forse più duro rispetto a Gil Grissom (CSI) e Oratio Caine (CSI:Miami).
Nelle storie spicca New York – e come potrebbe essere altrimenti – con la sua organizzazione urbana (lo skyline, Central Park, la sporca stazione degli autobus) e con la sua organizzazione sociale (la comunità russa, la comunità nera dei wannabe DJ, il jet set della moda)
L’atmosfera è post-11 settembre: la città è cupa, fredda, una giungla d’asfalto per il XXI secolo.

Per quanto mi riguarda la serie mi è piuttosto piaciuta.

Adesso vediamo come si sviluppa.

[audio:http://del.icio.us/static/mp3/the_thrill.mp3]
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One thought on “CSI e la Grande Mela

  1. Personalmente ho trovato interessante la nuova serie. Non ero un grande appassionato di CSI:Miami e mi piaceva abbastanza Las Vegas. Questa nuova serie invece mi sembra essere partita col piede giusto nel senso che per tutta la durata di tutti gli episodi non ho mai cambiato canale (sono un feticista del telecomando…). Ho trovato molto interessante la figura di Mac Taylor proprio perchè sfugge un pò al clichè dell’investigatore di Città tutto “whisky e cazzotto facili” a favore di una personalità molto più complicata per certi versi.
    Anche le nuove location mi sembrano piuttosto interessanti…e poi si sa che il pubblico è sempre stato attirato dai vermi della grande mela!
    Staremo a vedere.

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