Youtube e massacri

Lo scorso 23 settembre, uno studente di 22 anni – Matti Saari – ha ucciso 9 colleghi e un professore dell’Università della cittadina Kauhajoki in Finlandia, secondo un rituale ormai reso celebre dal massacro di Columbine.
Ciò che rende questa notizia piuttosto inquietante – oltre che fonte di ludibrio per i media – è il fatto che (come già altri prima di lui) aveva pre-annunciato il massacro in video su Youtube, come si può vedere dai video sopra.
Ciò ha portato inesorabilmente a parlare possibile censura del sito di videosharing rispetto ai suoi contenuti violenti, o comunque di profonda riprovazione, argomento che in Italia è presente sui giornali collegato alle violenze messe in scena da bulli adolescenti.

La domanda a questo punto é: fino a che punto è sostenibile l’idea di censurare tali contenuti su internet?

Secondo me non tanto, per due ordini di motivi.
Il primo perché per chi frequenta Youtube, sa che è difficile distinguere un contenuto realmente violento, da un contenuto in cui la violenza è solo simulata o semplicemente messa in scena, anche se sono ragazzi che si divertono a sparare a bottiglie di vetro. Detto con un paradosso, non tutto ciò che Youtube mostra rispetto alla violenza sia poi violenza in realtà, anche se comunque il rischio resta alto (che tipo di persona è quella che si mostra al popolo della rete mentre fa a pezzi bersagli inanimati con armi da fuoco?).
Secondo perché censurando si legittimano comportamenti che portano ad occultare queste pratiche. Ovvero monitorando Youtube si possono – con tutti i caveat di cui sopra – anticipare i casi in cui un comportamento rischia di essere pericoloso per sé e per gli altri, se questi video venissero censurati, non si avrebbero le avvisaglie che pure il popolare sito di clip video mostra.
Se ben gestito Youtube potrebbe diventare uno strumento per rivelare – e non nascondere – comportamenti potenzialmente dannosi.
Il problema è che questo sito andrebbe preso un po’ sul serio come spazio sociale e non solo sfruttato dopo casi violenti di cronaca.

C’è una cosa che però mi inquieta: ho l’impressione i casi di massacri scolastici a cui gli USA ci hanno abituato, si stanno progressivamente espandendo nel mondo.
Sicuramente c’è un effetto emulazione (il cosiddetto effetto Werther), ma ho come il sospetto che sia attribuibile alla grancassa mediatica e non ai video di Youtube.
Ma ancora non saprei rispondere a questo.

6 thoughts on “Youtube e massacri

  1. Veramente non è semplice dare una risposta … 🙁
    tutti si chiedono ” …cosa scatena questi comportamenti… ??? “.
    Censurare i contenuti in rete ??????
    Impossibile, e contro la natura stessa del nuovo modo di intendere la viralità……

  2. Ahimè devo quotare Elena.
    Nei titoli dopo “strage” c’è “youtube”..
    Sono d’accordo con la tua tesi, perchè se la risonanza, chiamiamola così, di certi video fosse limitata al contesto youtube, secondo me non sarebbe così diffusa. Ma, siccome è stato dimostrato, che poi non finisce lì la cosa ma va sui tg, e sui giornali.. lì si che si ottiene visibilità quella grossa.
    Mi sembra comunque poco utile alla causa, che in servizi del genere la cosa a cui si da maggiore risalto sia la presenza del video sul web; non credo sia l’elemento centrale in questi casi (imho).

  3. Accostare il nome YouTube a una strage fa sì che quest’ultima sia ancor più notiziabile, su questo credo siamo tutti d’accordo. Del resto, non è forse accaduto lo stesso con il fenomeno bullismo? Probabilmente questo è dovuto alla relativa novità (mi riferisco soprattutto all’Italia) di una piattaforma come YouTube. Magari tra qualche mese (ottimista) o anno (realista) anche i media mainstream si accorgeranno che su YouTube c’è tutto e il contrario di tutto (eccezion fatta per il porno), e di conseguenza risulterebbe risibile ipotizzare l’attuazione di stretti parametri di “decenza” o di “legittimità”, tanto più che ogni utente sin dagli esordi della piattaforma ha sempre avuto la possibilità, in modo autonomo, di segnalare se alcuni contenuti fossero inappropriati o pericolosi. Meglio allora usare YouTube come una sorta di “cane da guardia sociale”, come accenni anche tu Davide.

    Pensate un attimo alla recente campagna contro i pedofili che con gli sms chiedono foto e video a minori promettendo ricariche. In questo momento a nessuno verrebbe mai in mente di risolvere il problema eliminando tale servizio dalla telefonia mobile, ma provate a ripensare a cosa si diceva circa 10 anni fa proprio degli sms…

  4. Felice del dibattito sollevato dal post

    @Elena
    Concordo in pieno ed è la cosa più triste che il giornalismo possa fare, anche perchè legittima il criterio di visibilità secondo cui “se proprio devo ammazzare qualcuno, meglio mettere qualche video su Youtube per migliorarne la notiziabilità”.

    @Luigi
    Odio la censura variamente declinata, ma credo che un’etica della viralità dovrebbe pur esserci.

    @Prezzemolo
    Dici bene. Credo che questi strumenti siano per i giornalisti una specie di territorio esotico, trattato con la stessa “distanza” (che non aiuta chi deve comprendere la notizia)

    @Stefano
    E’ sempre la famosa questione secondo cui il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito 🙂

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