Mi rendo conto che il post potrebbe sembrare un po’ datato: siamo nel 2014 e pertanto l’anno vecchio ormai ha perso di interesse.
Io non la penso così, soprattutto per dei fatti relativi a un tema – come quello della privacy – che non importa quando sono venuto a galla, è sempre bene sapere di cosa si parla.
E poi ho scritto un post molto simile relativo a Facebook: mi sembrava importante farne un altro per par condicio dedicato ad un altro player del mondo digitale.
Lo scorso 5 novembre 2013 la Apple ha diffuso un report relativo alle richieste che gli sono state fatte da diversi Governi per ottenere dati privati di utenti, per la precisione nel primo semestre 2013 (1 gennaio 2013 – 30 giugno 2013)
2.219 account
36.464 device
Per avere qualche dato più in dettaglio sui diversi paesi basta consultare la grafica interattiva qui in basso
Gli Stati Uniti il paese con maggiore richiesta
Proviamo a delineare qualche risultato interessante.
Per prima cosa Il paese con il maggior numero di richieste di dati sono gli Stati Uniti con una richiesta di informazioni tra le 1000 e le 2000, per un totale di account specificati tra i 2000 e 3000, con un numero di informazioni ottenute fra 1 e 1000 (N.B. Sono informazioni strutturate in range e non numero preciso poichè gli USA non consentono informazioni dettagliate).
Apple dichiara che queste quantità di informazioni non sono relative ad attività di antiterrorismo, violazione della privacy per motivi di sicurezza o comunque altre attività che sono sotto la giurisdizione del Patriot Act, bensì i dati fanno riferimento – in ordine di importanza – alle seguenti atttività:
1. Furti,
2. Persone scomparse, rapimenti,
3. Prevenzione di suicidi (?)
I dati forniti fanno riferimento a dati per l’accesso ad iTunes oppure iCloud, e sono informazioni come nome, cognome, indirizzo.
Solo in rari casi – dichiara apple nel suo report – si sono forniti informazioni come foto o indirizzi di posta elettronica.
Le classifiche degli altri paesi
Se andiamo a vedere i dati in dettaglio, le classifiche sono le seguenti (esclusi gli USA ovviamente)
Paesi con il maggior numero di richieste ricevute
1. Regno Unito
2. Spagna
3. Germania
4. Australia
5. Francia
6. Italia
7. Giappone
8. Hong Kong
9. Singapore
10. Belgio
Paesi con maggiore richiesta di account specifici
1. Regno Unito
2. Spagna
3. Germania
4. Italia
5. Australia
6. Francia
7. Giappone
8. Hong Kong
9. Singapore
10. Belgio
Paesi con il maggior numero di account rivelati
1. Regno Unito
2. Australia
3. Hong Kong
4. Spagna
5. Italia
6. Francia
7. Singapore
8. Danimarca
9. Germania
10. Belgio
Da queste classifiche risaltano un paio di cose:
1. Spesso i paesi che fanno richieste di dati fanno riferimento ad account specifici
2. Il tasso di successo delle richieste è molto variabile
Il secondo punto mi da’ molto da pensare.
Da cosa dipende il fatto – per esempio – che la Germania fa 93 richieste, specifica 93 account e ne ottiene solo 5, mentre altri paesi, prendiamo L’Italia fa 60 richieste, specificando 76 account e ne ottiene 18. A conti fatti un tasso di successo più alto che quello della Germania.
Forse dipende dalla natura della legge sulla privacy dei diversi paesi, il che la dice lunga sulla legge di protezione dei dati in Italia.
Però non sono un esperto: la mia è una illazione.
Comunque il report è molto interessante: date un’occhiata anche alla tabella n.2 – che qui non ho analizzato – relative alle informazioni che riguardano specifici device.
E’ interessante anche dal punto di vista letterario: viene ripetuto più volte e con insistenza che la Apple (diversamente da altre società) non ha come core business la raccolta di informazioni sui suoi clienti.
Che faccia riferimento a Google e Facebook? 🙂