Shining? Una romantica storia d’amore sullo sfondo di un rapporto fra un padre e un figlio.
Insonnia d’amore? Un film terrificante sulle vittime d’un serial killer a Seattle.
Psycho? Una delicata storia di sentimenti d’un timido portiere d’albergo, Norman Bates.
Seven? Una amicizia ambigua fra due ispettori a Los Angeles.
Fight Club? La storia d’amore d’uno stralunatissimo yuppie.
Non vi torna, eh? 🙂
Benvenuti nel mondo dei recut (o redux), ovvero quella forma di viral video che utilizzando il linguaggio dei trailer cinematografici stravolge il senso di alcuni dei film più famosi.
Vi è mai capitato di andare al cinema perchè incantati dal trailer, ma poi siete rimasti delusi dal film perchè non era quello che credevate?
I recut video – che io personalmente considero un vero e proprio sottogenere della cultura blooper – non fanno altro che portare all’estreme conseguenze questo effetto.
Di solito gli ingredienti chiave di un recut video sono: un film molto famoso di cui tutti conoscono la trama, una certa abilità nel selezionare le scene alternando le didascalie giuste, accuratezza nella scelta delle musiche e infine – altrimenti non sarebbero viral video – un buon applicativo web 2.0 per il videosharing (ce ne sono tanti: Youtube, Grouper, Google Video, Ourmedia).
I recut video – secondo me – sono una vera e propria forma d’arte, in quanto bisogna avere ben chiari gli effetti di senso che vengono creati dal montaggio congiunto di immagini e musiche.
Infatti non è un caso che spesso questi video sono prodotti dalle community di appassionati di cinema.
Molto spesso questi capolavori del montaggio alternativo, sono delle vere e proprie parodie. In questi ultimi mesi la parodia di maggior successo è stata quella di Brokeback Mountain – la storia dei cowboy gay di Ang Lee. Ne sono state fatte diverse versioni: Brokeback Hogwarts, Brokeback (Pulp) Fiction, Brokeback of the Ring, Brokeback Future, The Empire Brokeback (da ammirare il gioco di parole), Spongeback Mountain, Brokeback Island (parodia di Lost).
C’è inoltre chi sostiene – come Michael Geist – che la diffusione di fimati di pochi minuti (i clip) sta facendo nascere un nuovo tipo di subcultura online: la clip culture, appunto.
Ad ogni modo, per farvi una idea di questi video (se non li conoscete già ) qui sotto troverete il più famoso recut video che rende molto bene l’idea.