Lo scorso aprile è apparsa una mia intervista sul free magazine 7th Floor.
L’intervista – a cura del mio amico Davide Pellegrini – si è svolta come una chiacchierata su diversi argomenti. Alla base della nostra discussione c’è stato il tema della creatività e tante altre cose: il social networking, la cultura convergente, le nuove audience partecipative, i nuovi prodotti culturali, la cross-medialità.
Estraendo qualche mia affermazione a caso, così per chiarire i temi affrontati:
La messaggistica dei social network riproduce il sistema delle relazioni nell’ottica della rete dei contatti del proprio mondo.
[…]
Oggi ci troviamo di fronte al networking individualism, individui fatti di reti che cercano di far collidere network tecnologici e network sociali.
[…]
Una trama complessa permette che io possa declinare diverse sottotracce dell’opera principale secondo diversi metodi di comunicazione (il videogioco, il fumetto, il film, ecc).
Qui trovate il link se volete scaricare una copia in PDF della rivista (la mia intervista è a pagina 40 🙂 ).
PS: se vi capita di leggerla, sarei contento nel ricevere i vostri commenti.
“quando vediamo sui social network persone con un
alto numero di contatti, in realtà quello è social spamming,
i contatti reali – diretti – sono sempre molto meno”
Concordo in pieno! Chi ha 2345 following non è interessato a nessuno di essi, o ad una percentuale assai minima! In quel caso, si ha la percezione più di una relazione numerica (un contatto in più è solo un avanzamento del contatore), che di una relazione social. Da ciò si esclude, chi ha infiniti contatti, ma li studia per professione.
“le persone che meno gli somigliano
riescono ad aprire un universo che, proprio perché sconosciuto,
può essere ricco di stimoli”
Esatto! Per questo si leggono, seguono persone che sono quanto di più lontano a noi ci possa essere. Ecco spiegato perchè Tecnoetica segua Prezzemolo :)! E’ tutta questione di orizzonti aperti!
“le proprietà di un sistema
emergono più delle singole proprietà di ogni elemento che
compone il sistema stesso. È interessante il concetto in
termini sociali: per avere un problem solving creativo di
tipo collettivo, abbiamo bisogno di molte idee confliggenti
tra loro”
Credo sia ciò che sta alla base di pratiche tipo brainstorming. E’ un pò come dire «Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.» 🙂
“Sembra un paradosso, ma questi prodotti, che hanno
una grande capacità cross-mediale, richiedono in realtà
universi simbolici quanto mai chiusi e con riferimenti che
si rimandano l’un l’altro”
Immaginari cross-mediali, per utenti altamente cross-medializzati.
Intervista molto interessante ;-)!
Faccio parte di un altro mondo rispetto al 99% dei miei contatti in qualsiasi social network a cui appartengo.
Eppure, da luglio dello scorso anno e cioè da quando ho “scoperto” il web 2.0 il mio modo di lavorare e di rapportarmi agli altri, anche in ambito lavorativo, è radicalmente cambiato.
Ho fatto una “faticadeldiavolo” anche solo per imparare la differenza tra un twitt, un post, un “quoto”, ma l’impatto è stato più che positivo.
Bello leggerti! 🙂
La transmedialità, le strutture narrative aperte e su più livelli hanno prima precorso di poco ed ora accompagnano le strutture sociali reticolari, gli strumenti multipli di comunicazione interpersonale, la creazione “dal basso” di contenuti multimediali e via dicendo.
Un caso? Naturalmente no.
Ciao 🙂
sono stato ieri al corso di webmarketing organizzato dal comune di roma, e ho appena letto l’intervista.
Interessante. Molto. Spero di giovarmi di altre consulenze. Sicuro feederò questo blog.
salut
->Prezzemolo
Mi aspettavo un commento (dato il sollecito…), ma non così dettagliato e preciso (ora capisco l’antispam). Grazie davvero per la pazienza con cui mi hai quotato e commentato (e credo che da oggi in poi non metterò nulla “a cuor leggero” sul blog senza averlo prima stra-controllato e verificato. 🙂
->Elena
Beh, per essere una che sta nel web 2.0 da poco meno di un anno, mi sembri che te la cavi più che bene (pensa che io manco c’è l’ho l’account SL!!). Complimenti per la competenza e grazie per le belle parole 🙂
->Federico
Anch’io sono del parere che non sia un caso. Vorrei esprimerlo meglio, ma penso che il web partecipativo sia uno strumento che rivela come la società abbia perso un’organizzazione strutturata monocentrica (per intenderci la triade famiglia-scuola-lavoro) lasciando spazio a nuove forme relazionali e – conseguentemente – nuove forme espressive.
->Carlo
Grazie per l’interesse e sempre pronto a commenti da parte chi vive la realtà della rivoluzione FLOSS 🙂
oddio, adesso mi sento in colpa :)!
certo, come no!
🙂