La scorsa settimana, precisamente giovedì scorso, sono stato ospite del convegno “Attori, spazi e forme della partecipazione politica” organizzato dalla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Sassari.
Lo scopo del convegno era non solo di riflettere sulle nuove forme di partecipazione politica, ma anche di vedere in che modo Facebook e i social media in generale sono in grado di contribuire alla creazione di uno spazio pubblico se non diverso, almeno parallelo alle classiche forme di rappresentazione mediale (stampa, televisione).
Sopra potete vedere le slide del mio intervento, che tra l’altro riprendono in parte una mia recente pubblicazione sull’uso politico dei social netwok.
Il convegno ha avuto successo, grazie anche al fatto che erano presenti i sala – e coinvolti nei lavori del convegno – anche gli operai e le persone protagoniste del progetto L’Isola dei Cassintegrati, un interessante progetto di lotta sindacale che si nutre dell’immaginario televisivo (citando l’Isola dei Famosi) e usa diversi strumenti legati ai social media come il blog ufficiale oppure il gruppo Facebook. Tra l’altro questa particolare forma di resistenza sindacale ha avuto anche una certa eco sui media mainstream, grazie anche alla capacità di agenda setting operata attraverso i media digitali (qui alcune slide che spiegano il processo di agenda setting).
La sala del convegno straripava di persone, sia studenti, sia ricercatori e docenti, sia persone che gravitano intorno alla protesta dei cassintergati della Vynils, come sindacalisti e altri soggetti istituzionali. C’è da dire che la parte pomeridiana del convegno è stata moderata dal giornalista Luca Telese, conduttore del programma de La7 Tetris, che alla vicenda dei cassintergati dell’Asinara ha dedicato diverse puntate.
Devo dire che è stato qualcosa di molto interessante, perchè non sempre capita che gli “oggetti” di studio di chi fa ricerca siano “presenti” in sala, parte attiva del processo di costruzione della conoscenza (come fanno i convegni ben organizzati e questo lo era). (disclaimer: devo alla collega e amica Laura Iannelli per questa osservazione)
Durante la giornata sono emersi diversi temi, sicuramente un plauso all’uso creativo dei social media ma anche un caveat.
Provo a sintetizzarlo: il fatto che la protesta abbia assunto i connotati di un format televisivo, non rischia che abbia il ciclo di vita di un format televisivo?
In soldoni: un reality dura tre mesi per esigenze produttive e mediatiche, non c’è il rischio che questa forma di protesta si logori in tre mesi anch’essa?
Domande non accademiche, anche perchè gli operai protagonisti della protesta hanno avuto la sensibilità e la consapevolezza di usare i media digitali per diventare “notiziabili” per la stampa e la televisione, ma c’è il rischio che finiti i warholiani 15 minuti di celebrità, possano cadere nel dimenticatoio.
Infine una nota personale: un complimento alla prof.ssa Elisabetta Cioni (che pur avendo organizzato al giornata non ha potuto partecipare) e Laura Iannelli e a tutto il gruppo per l’idea, l’organizzazione e la simpatia (oltre grazie per avermi fatto consocere Sassari, che non avevo mai visto).
PS: qui in basso il box con la mia diretta Twitter dei lavori del convegno